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Ultima modifica Domenica 24 Aprile 2011 08:14
25 apr 2010
LA STORIA MAESTRA DI VITA?
Scritto da Piergiorgio |
Letto 6896 volte | Pubblicato in Il mio blog
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Se già a partire dalle elementari, a storia, avessero usato come materia di studio le tante lettere scritte dai condannati a morte, durante la resistenza al nazifascismo, probabilmente oggi non staremmo qui a condannare quanto scritto dal presidente della provincia di Salerno, Edmondo Cirielli. Ma si sa, purtroppo, quanto sofferto da tanti, troppi italiani a causa della dittatura fascista prima, e della guerra poi, non è diventato patrimonio comune. Così ciascuno si sente libero di declinare i valori che hanno spinto migliaia di persone, spesso giovanissime, a fare scelte che hanno significato frequentemente la perdita della propria vita, come meglio crede.

 Magari a mettere sullo stesso piano, in nome del rispetto per tutte le vittime, sia chi combatteva contro la dittatura, che chi collaborava con questa. È mancata una vera riflessione sulla nostra storia più recente e quando è stata fatta, molto spesso è stata strumentalizzata a fini di parte. Da noi non c’è stato un vero processo di analisi e riflessione che mettesse in luce quali fattori spinsero il nostro paese ad abbracciare il fascismo; perché così tanti italiani lo divennero o comunque furono acquiescenti; che cosa significò davvero; come immunizzarsi verso ogni forma di dittatura, facendo nostri i valori così ben descritti nella nostra carta costituzionale. In questi ultimi anni abbiamo vergognosamente dilapidato un patrimonio di valori e non abbiamo saputo trasmetterli, molto spesso, alle nuove generazioni. Magari a parole sì; molto meno coi fatti. Durante la resistenza possono essere stati compiuti anche molti errori, eppure perfino azioni criminali da parte di qualcuno. Tutto questo però non può pregiudicare il fatto che migliaia di persone, uomini e donne, abbiano avvertito l’esigenze insopprimibile di rivoltarsi contro la tirannia, di lottare per un mondo più giusto, fraterno e libero. Dobbiamo a loro se oggi, nonostante tutto, possiamo dirci orgogliosi di essere italiani. Questo senza nulla togliere – e chi lo ha mai fatto? – il merito a tutti gli altri che hanno combattuto per la liberazione del nostro Pese.

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