Lo spettacolo andato in scena con l’insediamento in qualità di vecchio/nuovo presidente USA di Trump ha solo messo in evidenza, a mio giudizio, in modo più palese e perfino ridicolo, da commedia degli equivoci, quello che è risaputo da sempre
e cioè che il potere politico ha bisogno del sostegno di quello economico/finanziario e viceversa per poter dispiegarsi in tutta la sua potenza. Che presenziassero alla cerimonia, in qualità di invitati speciali, i miliardari di Big Tech non fa meraviglia e chi si fosse stupito o è un ingenuo o finge di non sapere come vanno le cose a questo mondo. Il tocco in più, singolare, offerto dal nuovo inquilino della Casa Bianca, è la spocchia con la quale si è esibito enumerando le “meraviglia” che la sua amministrazione realizzerà a favore del popolo americano (come a dire, principalmente ai presenti) per conseguire le quali non risparmierà tempo, uomini e risorse per combattere i poveri. Sì, perché ciò che impedisce ulteriori aumenti di ricchezza, già spudoratamente scandalosa, nelle mani di pochi, è l’esistenza stessa di chi a causa di questa concentrazione vive di lavoro nero, di sussidi statali, di mancanza di occasioni e dignità di vita e di quanti, magari per conseguire qualche briciola di agiatezza mostrata come status symbol da perseguire, ricorre alla illegalità. Tutto si tiene in ogni ambito e nella società: o si opera di concerto e a favore di tutti, oppure si fa il contrario e gli esiti saranno diversi, molto diversi. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi, avverte il vangelo. Dovrebbe saperlo anche il Presidente USA visto che giura sulla Bibbia, ma chissà se l’ha mai letto, il vangelo. C’è da dubitarne perché di Dio ha una visione tribale come ce l’hanno tribale Putin, Netanyahu ma anche Meloni e tanti altri. Trump ha promesso che metterà fine alla guerra in Ucraina in breve tempo. Può essere pure che ci riesca, ma non perché sia un pacifista. Se ci riuscirà lo farà a partire da un assunto: il riconoscimento di Putin come interlocutore pur continuando a considerarlo un nemico, cosa che Biden e l’UE non hanno mai voluto fare. Un nemico non deve mica piacere, ma se non lo si riconosce come soggetto allora la soluzione di un conflitto è la sua definitivamente eliminazione. È quanto si ostina a volere Netanyahu e i vari estremisti del suo governo che si illudono di poter impunemente cancellare un intero popolo, così come per altro, con geometrica corrispondenza, vogliono fare Hamas e chi la sostiene.
Pure il nostro bene amato Paese, meglio la sua dirigenza politica non ha dato un bello spettacolo in questi giorni. A dire il vero più d’uno, ma limitiamoci a quello più scandaloso riguardante Almasri. Si tratta dell’arresto e successiva liberazione con accompagnamento, a spese nostre con volo dedicato in Libia, del noto capo della polizia giudiziaria libica (Najeem Osema Almasri Habish) sul capo del quale pendeva un mandato d’arresto della Corte penale internazionale dell’Aja. L’uomo non è proprio un signor nessuno incappato casualmente nella rete della giustizia. È noto come un efferato “torturatore” di migranti e detenuti, con accuse anche per omicidi e partecipazione diretta a crimini di guerra, come scrive il giornale Avvenire. La presidente del Consiglio Meloni aveva dichiarato a suo tempo di voler dare la caccia ai trafficanti di esseri umani su tutto il globo terracqueo, alla prova dei fatti ha dimostrato e dimostra di saperlo fare soltanto con poveri cristi accusati di essere tali solo per aver guidato qualche barcone in cambio di un viaggio sugli stessi “gratuito”. La ragion di stato ha prevalso su qualunque altra considerazione. Le vittime dei veri trafficanti, conosciuti da tempo, possono attendere.
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