20Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
"Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
21Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
22Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell'uomo. 23Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
24Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
25Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
26Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.
Una lettura superficiale del testo delle beatitudini potrebbe indurre a dare ragione a quanti imputano ai cristiani, e in questo abbiamo storicamente delle responsabilità per averle fraintese e spiegate in modo distorto, di aver contribuito a mantenere nella loro condizione di sfruttamento i tanti poveri presenti nel mondo. Mai Gesù ha inteso approvare le ingiustizie presenti nel mondo; lo testimonia la sua intera vita. La beatitudine dei poveri consiste nel sapersi oggetto dell’amore del Padre che si esplica attraverso la cura del fratelli e di quanti scelgono, non di farne oggetto di commiserazione, ma compagni di cammino assumendo la loro storia per saziarli, consolarli e renderli protagonisti di una vita degna e felice. Quanti al contrario operano per fare l’esatto opposto: i ricchi, i gaudenti, Gesù li piange come già morti. Farsi solidali con i poveri implica diventare come loro oggetto di rifiuto e di persecuzione, come è stato per Gesù, ma anche allora possiamo dirci beati perché il Padre ci ricompenserà e avrà cura di noi.