No, non è una bella favola e neanche la conclusione fantastica per addolcire il finale della tua storia di persona che ha amato in modo ostinato e ha terminato i suoi giorni dopo una morte dolorosa e infamante.
È vero, io credo, che Dio sa scrivere diritto anche su righe storte, ma non nel senso che lui raddrizzi ciò che noi facciamo di contorto o di sbagliato, ma nel senso che ci offre in continuazione la possibilità di essere e fare cose nuove. La tua risurrezione Gesù, che io confesso ma che non mi toglie dubbi e domande che sono forse di tutti, non è un premio di consolazione per quella che poteva apparire una sconfitta. No, in quella tua apparente sconfitta, in quel tuo essere appeso da maledetto alla croce, quel Dio che amavi e chiamavi Abbà, seppure assente e silente, era con te. Con te soffriva e invocava che noi compissimo l’unico gesto possibile e necessario per dirci ancora umani: togliere dalla croce i crocifissi di ogni dove e di ogni tempo e impedire che ci finissero, in croce. Forse ha udito dei flebili si, dei sommessi eccoci ai quali tu avevi dato origine e fondamento e allora morendo non potevi che valicare la morte e mostrarti Vivente. Insegnaci, Signore, ad amare a fondo perduto come hai fatto tu, per la pura gioia di esistere.