Mc12,35-37)
38 Insegnando nel tempio, Gesù diceva: "Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? 36 Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo:
Disse il Signore al mio Signore:
Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
sotto i tuoi piedi.
37 Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?". E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.
Il Messia atteso si riteneva dovesse essere figlio di Davide, somigliante a lui, ovvero un re potente, guerriero che ristabilisse il regno d’Israele. Anche i discepoli, le persone più vicine a Gesù, dovettero faticare non poco a comprendere la diversità del loro Maestro rispetto alle attese loro e di tanti, e solo dopo la sua crocifissione e risurrezione pervennero a una comprensione più piena della sua messianicità fuori dagli schemi previsti. La cosa non deve meravigliarci. Dopo 2000 anni, nonostante la testimonianza così sovvertitrice di ogni nostra idea di Dio, propostaci da Gesù di Nazareth, ancora troppe persone continuano a propugnare un’idea di Dio che è tutto l’opposto. Non parlo soltanto delle pacchiane strumentalizzazioni del nome di Dio e della religione fatte da personaggi pubblici noti a tutti, ma anche da parte di insigni personaggi ecclesiastici che si trovano più a loro agio nel propinare l’idea di un Dio che confermi il loro potere sugli altri, il loro status, i loro privilegi, anziché un Dio che è venuto per servire e non per farsi servire. Insomma un Dio che sta nell’alto dei cieli, irraggiungibile ai comuni mortali, se non attraverso i suoi intermediari, è più confacente per loro che non un Dio che in Gesù di Nazareth si è rivelato amico dell’uomo, di ogni uomo e donna, a prescindere dalla condizione sociale, economica o morale. Un Dio che abbraccia e guarisce e non un Dio che domina secondo legge e ordine come fanno i potenti del mondo che infatti attribuiscono a Dio le loro stesse sembianze e brame.