Signore, (sono stato)
e forse sono ancora
uno dei tanti che ti applaude
cantando osanna al figlio di David,
che fraintende il tuo ingresso
in città;
che immagina tu voglia trionfare
scalzando altri dai troni
per eleggerti re.
Saresti il migliore, il più saggio e potente
che mai ci sia stato…
(riserva uno sgabellino al tuo fianco per me!)
Ho capito (forse) troppo tardi…,
Mi sono vergognato (e pentito?)
di aver travisato quel tuo gesto:
parodia del potere dominante
profezia liberata
denuncia di ogni dominio,
civile o religioso,
che schiavizza le persone.
L’ho capito, Signore,
quando il medesimo putrido
immorale potere
ti ha rivolto contro la folla che ti aveva osannato,
persuadendola che un re,
se è tale solo per burla,
è molto meglio che sia crocifisso.
A che serve, infatti, un re impotente,
che non chiede di esser servito,
che messo a morte non la sfugge,
l’attraversa fino in fondo
che non salva nessuno, ma a tutti dona vita?
A che serve un Dio come te?
… e io c’ero, Signore; silenzioso, tra quelli che gridavano:
crocifiggi.