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19 mar 2020
IL SILENZIO DI GIUSEPPE
Scritto da Piergiorgio |
Letto 1522 volte | Pubblicato in Sulla tua parola
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41 I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42 Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. 43 Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.

44 Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45 non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46 Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. 47 E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48 Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". 49 Ed egli rispose loro: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". 50 Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.51 Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso.

Cercheremmo inutilmente nei vangeli qualche parola di Giuseppe. Egli è l’uomo del silenzio, ma il suo silenzio è un silenzio che parla a quanti vogliano prestargli ascolto. Giuseppe è l’uomo del nascondimento e tuttavia ha avuto un ruolo per niente secondario nella vita di Gesù. Come ogni buon padre ha certamente contribuito a formare il carattere dell’uomo Gesù e allora per conoscere qualche cosa di lui è allo stesso Gesù che dobbiamo guardare anche se nei vangeli non troviamo traccia delle sue parole. Il loro rapporto deve essere stato un rapporto di relazione importante e costruttivo e non è da escludere che il termine Abbà, babbo mio, usato da Gesù per rivolgersi a Dio  rimandi al suo rapporto affettuoso con Giuseppe chiamato allo stesso modo. È da presumere che pur nella sua assoluta singolarità tuttavia Gesù abbia maturato, come uomo, da Giuseppe, modalità di guardare alla vita che ha poi fatto anche sue. Ciascuno di noi riceve in eredità dai genitori qualità, caratteristiche non solo genetiche (cose che potrebbero non riguardare Gesù), ma anche altre assorbite attraverso la vicinanza, la frequentazione, che poi ci segnano anche da adulti. Perché mai non dovrebbe essere stato così anche per Gesù? E allo stesso modo, come accade anche a noi, che crescendo ci distanziamo dai nostri genitori, pur senza rinnegarli, anche Gesù certamente ha intrapreso la medesima strada ma conservando sempre un sentimento di gratitudine per quel padre terreno che lo ha cresciuto, formato e aiutato a diventare uomo adulto. Il silenzio di Giuseppe è una epifania di Dio che va indagata e compresa e che ci può essere di aiuto anche ai nostri giorni, questi giorni di dolore per la pandemia di coronavirus, nella quale pare che il silenzio di Dio ci sovrasti e che le nostre grida da lui non siano ascoltate. Ma il silenzio di Dio non significa necessariamente distanza e disinteresse nei nostri confronti, così come il silenzio di Giuseppe nei vangeli non significa mancanza significativa nella vita di Gesù.

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