Tra inoccupati, disoccupati, in cerca di primo impiego e quanti il lavoro ormai nemmeno più lo cercano perché hanno perso ogni speranza, la situazione in Italia è davvero tragica. Non pare però che il tentare di porvi rimedio, o quantomeno il ricercare soluzioni che vadano nella direzione di un cambio di rotta, sia in cima alle preoccupazioni di quanti ci governano.
Si rincorrono proposte che talvolta hanno solo la pretesa di rappresentare una soluzione, ma che somigliano più a slogan che non a concrete, fattibili soluzioni. Come ad esempio la proposta del “reddito di cittadinanza” del’M5S. Piere Carniti osserva che la proposta «grillina sbaglia calcoli e terminologia: quello a favore di particolari categorie disagiate (come prevede il loro provvedimento) si chiama “reddito minimo garantito” e il costo non sarebbe 19 miliardi come dicono, ma 50. Al di là del velleitarismo grillino il problema però è reale e il Pd dovrebbe affrontarlo con urgenza». (www.egualianzaelibertà.it)
Sullo stesso tema gli fa eco, nella stessa rivista online, Carlo Clericetti, che afferma come sarebbe più opportuno parlare di “lavoro garantito”, come indurrebbe a fare anche un fondamentale principio della nostra Carta costituzionale». Indubbiamente servono risorse in ogni caso, qualunque siano gli interventi che ci si propone di perseguire, ma come annota ancora Clericetti, sarebbe fondamentale mettersi d’accordo su come impiegarle, nel momento che si riuscisse a reperirle, limitando gli interventi di tipo assistenziale a quelle fasce di popolazione che versano in particolari e reali situazioni di necessità, riservando a tutti gli altri, non già contributi in denaro che tante volte umiliano chi li riceve, facendoli oggetto di carità, quanto piuttosto destinatari di interventi che forniscano loro occasioni di lavoro anche di utilità sociale. «Di cose che bisognerebbe fare e che non si fanno – non sempre per mancanza di soldi – ce n’è a iosa, per tutte le qualifiche e per tutte le possibilità» scrive ancora Clericetti. «Sono persone mediamente qualificate? Bene, della riforma del Catasto si parla ormai da almeno 35 anni, ogni volta obiettando – quando si inventa l’ennesimo balzello sulla casa – che non c’è tempo “perché richiede almeno 5 anni”. A parte che se si fosse cominciato allora se potevano esser fatte sette, e invece ancora non è alle viste, ecco un modo utile per far lavorare molte centinaia di persone. Sono giovani senza esperienza e senza un mestiere? Le nostre città fanno schifo, piene di graffiti sui muri e manifesti abusivi: mettiamoli a ripulirle, così forse diminuiranno anche i graffiti futuri, di cui più d’uno di loro è certo responsabile. Hanno capacità in qualche campo artigianale? I nostri edifici pubblici (e specialmente le scuole) hanno nella maggioranza dei casi un disperato bisogno di manutenzione. E così via, con la pulizia e il mantenimento di spiagge, parchi e giardini o – per chi è anziano o ha problemi fisici - compiti di custode per tenere aperti oltre gli attuali orari musei, biblioteche o altri edifici pubblici. Anche l’assistenza agli anziani non autosufficienti, in Italia un settore completamente abbandonato, apre possibilità infinite. Un aiuto importante può essere anche far loro la spesa o andargli a comprare le medicine, cose che non richiedono né prestanza fisica né competenze particolari». Di esempi, oltre a quelli riportati da Clericetti se ne potrebbero fare tanti altri. Ciò che manca è una vera volontà politica di operare in quella direzione, organizzando al meglio le cose perché non diventino, come talune esperienze fatte, serbatoi di inefficienza e clientelismo, anziché occasioni di promozione umana e civile nel segno di una visione solidaristica di cittadinanza attiva. Papa Francesco, durante la sua visita in Sardegna aveva avuto parole molto dure di denuncia. «Comandano i soldi! Comanda il denaro!» aveva detto. «Comandano tutte queste cose che servono a lui, a questo idolo. E cosa succede? Per difendere questo idolo si ammucchiano tutti al centro e cadono gli estremi, cadono gli anziani, perché in questo mondo non c’è posto per loro! (…) E cadono i giovani che non trovano il lavoro, la dignità (…) Lavoro vuol dire dignità, lavoro vuol dire portare il pane a casa, lavoro vuol dire amare! Per difendere questo sistema economico idolatrico si istaura la “cultura dello scarto”: si scartano i nonni e si scartano i giovani. E noi dobbiamo dire “no” a questa “cultura dello scarto”». E poi aveva concluso con la seguente preghiera: « Signore, ci manca il lavoro. Gli idoli vogliono rubarci la dignità. I sistemi ingiusti vogliono rubarci la speranza. Signore, non ci lasciare soli. Aiutaci ad aiutarci fra noi, che dimentichiamo un po’ l’egoismo e sentiamo nel cuore il “noi”, noi popolo, che vuole andare avanti. Signore Gesù, a Te non mancò il lavoro, dacci lavoro e insegnaci a lottare per il lavoro e benedici tutti noi». Aiutarci tra noi, rifuggire dall’egoismo e lottare per il lavoro, questo l’impegno di quanti hanno davvero a cuore la dignità di ogni persona. Ce n’è per tutti!