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23 dic 2011
AI MIEI QUATTRO LETTORI
Scritto da Piergiorgio |
Letto 3863 volte | Pubblicato in Il mio blog
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Se ci guardiamo un po’ attorno, non mi pare di cogliere tantissimi segni di speranza. Piuttosto il contrario. E tuttavia ritengo non sia il caso di abbattersi; di scoraggiarsi. Stiamo vivendo tempi non facili. Ogni giorno la cronaca ci riserva tante notizie sconfortanti, da rendere assai arduo coltivare la speranza in un cambiamento, che non sconfini in una visione ingenua di un domani migliore. Ma proprio dentro il buio del quadro d’insieme, è possibile scorgere delle piccole luci, in grado di guidarci nel camino faticoso di tutti i giorni.
La crisi economica finanziaria nella quale ci dibattiamo, forse, oltre a farci scoprire tutti più vulnerabili, è riuscita a risvegliare più di una coscienza, dall’incantesimo nel quale in troppi siamo caduti: l’illusione di un progresso illimitato, la fiducia in un mercato senz’anima, privo di regole, procacciatore di morte. È vero, si aggirano ancora troppi falsi dottori, attorno al paziente Italia, Europa, Mondo Occidentale, facenti parte del team di esperti responsabili dell’infezione. Imperterriti si arrogano il diritto dovere di prescrivere, quali terapie, gli stessi ritrovati che hanno originato la pandemia. Forse però non tutti, oggi, sono disposti, ad occhi chiusi, a credere ancora alle favole a lungo propinate. Forse sta iniziando a nascere e radicarsi il convincimento, che dai problemi se ne esce assieme o non se ne esce; che è necessario riappropriarsi della democrazia, attraverso una matura partecipazione alla vita sociale e politica del nostro Paese, senza più deleghe in bianco a nessuno. Che non esistono uomini della provvidenza; che i diritti sono davvero tali se sono realmente esigibili, e per tutti, diversamente rimangono principi astratti. Insomma mi pare di cogliere uno spirito diffuso di disincanto, verso modalità di gestione della cosa pubblica, così come avvenuto in passato. Un desiderio nuovo di pulizia, di onestà, di voglia di contare da parte della gente, e forse anche una consapevolezza maggiore, che un’autentica giustizia sociale, accanto alla solidarietà piccola e grande di ogni giorno, è quella che può consentire ad una nazione, di garantire dignità e vita per tutti. In fondo si tratta di tornare allo spirito della nostra Costituzione, nei fatti ed a parole, tante volte vilipesa e stracciata, sotto lo sguardo distratto di troppi. Abbiamo bisogno urgente di rinascere; come Popolo, come Paese, e di poter contare in l’Europa, realtà tutta da costruire, e che non ha alcun futuro, come mera unità monetaria e di mercato. La politica ha bisogno di tornare a volare alto; cessare di essere una consorteria di bassi interessi di bottega. Questo sarà possibile soltanto se non smetteremo di pretendere che avvenga. Il cambiamento dobbiamo imporlo noi; non ci sarà donato. E allora facciamo coraggio. Cambiare è possibile, anche se non sarà semplice né dietro l’angolo, la svolta. Possa questo Natale, infondere coraggio e speranza a tutti noi; a quanti hanno la gioia di poterlo, magari più sobriamente che in passato, festeggiare, e ai tanti, troppi, che non se lo possono permettere, perché esuberi del nostro contesto umano. I tanti carichi soltanto di una fatica impossibile da reggere e sopportare; i tagliati fuori, quelli che per fare udire la propria voce, sono costretti, anche in queste ore, a ricorrere ad espedienti i più impensati e clamorosi. Per quanti condividono la fede cristiana, Natale è il solidarizzare di Dio con chi sta fuori; fuori dai ranghi, i disprezzati da ogni potere. Una solidarietà che si fa carne, per caricarsi il peso degli altri e portarlo assieme. È questa la cosa alla quale siamo chiamati. E ad annunciare che Dio non vuole nessuna delle cose che lede la dignità dell’uomo; di ogni uomo e donna residente su questa terra, chiamata a diventare un Gardino. Con questo spirito auguro ai miei quattro lettori Buon Natale e un sereno e felice Anno Nuovo.

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