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Ultima modifica Sabato 25 Giugno 2011 15:09
24 giu 2011
DISARMIAMO LE COSCIENZE
Scritto da Piergiorgio |
Letto 3629 volte | Pubblicato in Il mio blog
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È sempre terribilmente brutto da vedere e angoscioso da vivere, il trovarsi spettatori o, nostro malgrado, coinvolti in episodi di violenza, quali quelli che le cronache di questi giorni portano alla ribalta (risse fra immigrati in piazza a Trento). È facile in simili frangenti, farsi prendere la mano da reazioni di tipo emotivo che ci portano a rispondere con la stessa moneta, invocando misure draconiane quale unico rimedio possibile.
Dal momento però che siamo esseri razionali, dovremmo tutti quanti fare uno sforzo in più per saper valutare con realismo quando accaduto; i problemi che soggiacciono a situazioni di degrado e disagio nella nostra città, e saper approntare misure adeguate volte, se non a risolvere radicalmente – personalmente diffido di chiunque presuma avere la ricetta miracolistica – perlomeno ad attenuare taluni fenomeni che suscitano allarme. Una prima cosa da fare consiste certamente, come per altro è dato di leggere in interventi di personaggi pubblici che hanno ruolo in tema di ordine e sicurezza, nel saper riportare a verità gli avvenimenti, senza minimizzare e sottacere, ma anche senza enfatizzare e strumentalizzare gli stessi. Così come è importante, ed è quanto è avvenuto, che chi di dovere, intervenga tempestivamente per impedire che tutto quanto degeneri. Premesso questo, il tema della “violenza”, intesa nelle più varie espressioni nelle quali si può esprimere, non è una questione che riguarda soltanto atteggiamenti, comportamenti e agiti soltanto di una categoria di persone, così troppo facilmente e apoditticamente identificata con balordi, nulla facenti, perditempo che inquinerebbero con la sola loro presenza vie a piazze cittadine. È una questione che interpella anche ciascuno di noi; il nostro agire, il nostro modo di rapportarci in generale e anche, specificamente con le persone che vivono ai margini della nostra società. Voglio dire che non possiamo chiamarci fuori adducendo la motivazione che noi in realtà facciamo di tutto per aiutare queste “pietre di scarto” , ma che sono loro che in realtà non vogliono farsi aiutare. Magari a livello personale questo può avere perfino un qualche fondamento. C’è una violenza di carattere strutturale della quale tante volte siamo vittime pure noi, ma che su costoro si riversa in maniera ancora più drammatica. Vivere nel conflitto non è piacevole. Chi come me si è trovato o si trova a dover sostenere anche con una certa frequenza, situazioni di conflittualità con persone toccate da situazioni di povertà e marginalità sa bene di cosa parlo. E tuttavia l’ esperienza insegna che una via di uscita c’è sempre, anche se spesso faticosa e non definitiva. Un modo per affrontare in maniera positiva, costruttiva, situazioni di fatica, di disagio, consiste nel rapportarsi con persone problematiche secondo quanto suggeriva Goethe: “Se tratti una persona come se fosse ciò che potrebbe essere, diventerà ciò che potrebbe essere”. Naturalmente questo non ci viene proprio così spontaneo, specie quando siamo direttamente coinvolti. Ne ho fatto l’esperienza ripetutamente, durante il mio servizio presso il Punto d’incontro, però posso testimoniare che quando ci si immette in questa logica, i risultati ci sono. Se a noi, così detti cittadini “normali”, riesce difficile tante volte farci guidare dalla fiducia nei confronti di talune persone che vivono per così dire “fuori dalle righe”, non dobbiamo dimenticare che per costoro, avere fiducia in noi, è ancora più difficile, perché non hanno molte opportunità di sperimentare atteggiamenti reali di gratuità nei loro confronti. E comunque si portano appresso un bagaglio enorme di disillusioni, esperienze di ostracismo, ferite che magari loro stessi si sono inferte, attraverso esperienze di vita negative, mai realmente rielaborate. Allora dico che vanno bene tutte le misure atte a prevenire episodi di violenza e di degrado; provvedimenti volti ad assicurare a tutti i cittadini tranquillità e sicurezza, ma sarebbe davvero perdente se ci limitassimo soltanto ad alzare, per così dire la guardia, trascurando, al contempo, il compito di saper leggere ragioni e motivi che inducono tanti a finire in strada in situazioni di non vita, e saper approntare, conseguentemente, risposte adeguate di prevenzione e di recupero e inclusione sociale.

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