È vero, c'è da scoraggiarsi osservando quanto sta accadendo nel mondo. Questi giorni ci appaiono, e sono in realtà, giorni di angoscia, frustrazione, rabbia e senso di impotenza,
perché vediamo bene che a decidere su questioni di capitale importanza, sulla pace e/o la guerra, sono i cosiddetti potenti che, incuranti di ciò che pensano i popoli, in primo luogo di quanti sono più direttamente coinvolti nei tragici avvenimenti di questi giorni, soccombono sotto le bombe, muoiono perché privi delle cure e del cibo necessari e perseguono obiettivi di morte che giustamente interrogano e preoccupano molti. Forse noi, da questo lato del mondo, siamo cresciuti e vissuti nell'illusione di una pace perpetua, quasi dovuta anche senza un impegno costante, collettivo e personale. Non è così, lo scopriamo amaramente, ma il rischio concreto che corriamo è quello di soccombere alle sirene di chi ha interesse a farci credere che esistano guerre giuste, necessarie e doverose, volte a difenderci o prevenire attacchi nei nostri confronti. A dirlo non sono personaggi qualunque, ma uomini e donne di governo, rappresentanti di istituzioni nazionali, europee e americane. Certo , nella loro logica, che è quella vecchia quanto il mondo, del "si vis pacem para bellum ", ha fondamento. Ma è proprio il sistema basato su questo assioma che, nonostante costituzioni e trattati internazionali raccontino un'altra prospettiva da perseguire, non siamo riusciti a scardinare. Paradossalmente, mi viene da pensare, ci sia tanta gente che ha più paura della pace che della guerra. Lo penso perché buona parte della gente si è affidata e si affida, per governare, a personaggi improbabili e inaffidabili e non ha saputo vigilare a sufficienza nemmeno verso classi dirigenti "amiche" ogni qualvolta si sono dimostrate, al pari delle attuali, più interessate alla difesa di privilegi ritenuti non negoziabili, da difendere anche con le armi, piuttosto che alla faticosa ricerca della giustizia internazionale attraverso accordi equi in campo politico, commerciale e sociale. Per farla breve, il futuro è nelle nostre mani, anche se appare saldamente in quelle di altri, ma la condizione imprescindibile per un vero, reale e profondo cambiamento è possibile nella misura in cui sappiamo rispondere alla domanda: verso dove scegliamo di andare?
Grazie per aver letto questo articolo.