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Provatevi a riavvolgere il nastro della registrazione della brutale aggressione nei confronti della giovane rumena Maricica. E ora riguardatelo, immaginando le sorti capovolte: una giovane donna italiana- chiamatela con un nome qualsiasi di vostra conoscenza- e al posto del suo aggressore italiano metteteci un giovane rumeno. Un nome qualsiasi di fantasia fra quelli più ricorrenti e il gioco è fatto. Ora non rimane che immaginare la canea e le dimostrazioni che ne sarebbero seguite, per non palare di come ci si sarebbe buttata a capofitto la stampa. Il copione è abbastanza noto, anche perché episodi in tal senso ce ne sono stati e sappiamo bene cosa è successo. Ora riguardatevi il tifo da stadio degli amici del giovane aggressore italiano al momento del suo arresto…
10 ott 2010

RIPORRE LA SPADA

«Che ci stiamo a fare qui?» Assieme al dolore, sincero o di circostanza, per la perdita della vita di quattro dei nostri soldati in Afghanistan, anche la domanda del sopravvissuto riportata dagli organi di stampa, dovrebbe interrogarci. Chiederci se siamo consapevoli o meno che in realtà, al di là di quanto ufficialmente si voglia far credere, in quel paese stiamo combattendo una guerra. Una guerra nella quale ci hanno trascinato quanti ci hanno persuaso che era l’unico modo per combattere il terrorismo.
Francesco d’Assisi è un uomo e un santo che mi è molto caro; ma non il Francesco di una certa iconografia, che ne fa una specie di melassa buona per ogni palato. Il Francesco vero, quello che si spoglia di ogni bene per condividere tutto di se stesso con i poveri e creare una fraternità universale. È una persona difficile da capire e ancor più da assumere a modello, perché così radicale nelle sue scelte, che ci lascia sgomenti. Certo, sarebbe una cosa senza senso e priva di significato, oggi, volerne imitare certe sue manifestazioni e non sarebbe nemmeno evangelico volerlo seguire nelle grotte umbre, vivendo come un senza dimora. Non è questo che ci è richiesto.
11 set 2010

FARE MEMORIA

Questo articolo lo riprendo dal blog Vino nuovo. Sono stralci di una riflessione di Bill Tammeus - un predicatore presbiteriano che nell'attentato alle Torri Gemelle ha perso un nipote di 31 anni. Il testo completo è stato pubblicato sul sito del National Catholic Reporter. Mi pare una riflessione significativa e attuale. Anche per noi italiani.
Difficile appassionarsi per lo scontro politico in atto nel nostro Paese. Tanto più che in vista di possibili nuove elezioni, stiamo assistendo alla solita recita tra gli attori in campo. Scorrendo gli articoli di giornale, ascoltando i vari rappresentanti dei partiti, mi pare di assistere alla solita recita che risponde al solito copione. Non voglio fare del qualunquismo, e non metto tutti sullo stesso piano. So fare le debite distinzioni. Però come non cogliere fra le righe dei messaggi che ogni giorno ci vengono rivolti, una preoccupazione che pare farla da padrona?
Sarà anche vero che, per dirla con gli antichi, pecunia non olet, ma certamente ci vuole davvero un odorato azzerato del tutto e il pelo alto una spanna sullo stomaco, per affermarlo in questi giorni dinanzi alla stravagante visita del leader libico Gheddafi.
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