In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore.
Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Confessiamolo, qualche volta ci è capitato o ci capita di pensare di poter fare tutto da soli e di agire di conseguenza. Ora io non credo che il Signore, dicendo che senza di lui non possiamo fare niente, intendesse affermare la necessità di una dipendenza da lui come quella richiesta dai potenti di questo mondo. Tutt’altro. È la necessità vitale di rimanere saldamente ancorati alla sua parola, al suo stile di vita, docili al suo spirito. Detto in altre parole, noi abbiamo bisogno di Dio perché nasciamo da lui e a lui siamo diretti. Dimenticare questo sarebbe come voler navigare in mare aperto senza una bussola, senza un punto di riferimento e pretendere di giungere alla meta agognata; o anche come volare senza ali o camminare sull’acqua senza affondare. Per fare il bene, portare molto frutto, abbiamo bisogno di accogliere il bene che è Dio, che si dona a noi gratuitamente per la nostra gioia, la nostra vita in pienezza.