In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
L’amore fraterno, l’amore reciproco è, dovrebbe essere il proprium dei discepoli di Cristo. Un amore che nasce, ha il suo fondamento nell’essere stati e nell’essere amati da lui stesso che ci amati fino a dare la sua vita perché noi l’avessimo in abbondanza. Rimanere nell’amore di Cristo significa essere suoi amici e si è suoi amici osservando i suoi comandamenti, o se vogliamo il suo comandamento che è per l’appunto l’amore reciproco, amore che giunge fino ad amare perfino i nemici, pregare per loro, far loro del bene. Solo l’amore, che non è sentimentalismo, è capace di cambiare le sorti dell’umanità intera, di sanare odi, divisioni e contrapposizioni che iniziano dal linguaggio, dai sentimenti che coltiviamo nel cuore e possono giungere fino al farsi la guerra. Ecco perché è fondamentale, come ci ha ricordato papa Leone in questi giorni, disarmare il linguaggio, come prima cosa, se vogliamo realizzare davvero la pace tra i popoli. L’amore è una forza capace di rivoluzionare l’esistenza personale e collettiva se inteso bene. Amare significa essere e farsi prossimo a tutti i feriti della vita, saper riconoscere nello sguardo di ogni uomo di ogni donna un fratello e una sorella in umanità perché tutti figli e figlie dello stesso Padre. Solo amando ci sarà possibile sperimentare la gioia di Cristo, una gioia piena.
La fuerza del amor Jn 15,9-17
El amor fraterno, el amor recíproco, es, debería ser, el proprium de los discípulos de Cristo. Un amor que nace, que tiene su fundamento en haber sido y ser amados por él mismo, quien nos amó hasta dar su vida para que la tuviéramos en abundancia. Permanecer en el amor de Cristo significa ser sus amigos y ser sus amigos observando sus mandamientos, o si queremos, su mandamiento, que precisamente es el amor recíproco, un amor que llega incluso a amar a los enemigos, a orar por ellos, a hacerles el bien. Solo el amor, que no es sentimentalismo, es capaz de cambiar el destino de toda la humanidad, de sanar odios, divisiones y confrontaciones que comienzan en el lenguaje, en los sentimientos que cultivamos en el corazón y pueden llegar incluso a la guerra. Por eso es fundamental, como nos recordó el papa León en estos días, desarmar el lenguaje, como primera medida, si queremos realmente lograr la paz entre los pueblos. El amor es una fuerza capaz de revolucionar la existencia personal y colectiva si se entiende bien. Amar significa ser y hacerse prójimo de todos los heridos de la vida, saber reconocer en la mirada de cada hombre y de cada mujer un hermano y una hermana en la humanidad, porque todos somos hijos e hijas del mismo Padre. Solo amando será posible experimentar la alegría de Cristo, una alegría plena.