In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia.
E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Contrariamente a noi che in genere non poniamo attenzione al significato di un nome quando lo assegniamo a qualche nuovo nato, tra gli ebrei, così come avveniva tra tanti altri popoli, e ancora avviene in taluni altri, il nome aveva un significato importante. Non era assegnato a caso o solo perché piaceva. È stato così anche per il nazareno che noi abbiamo tradotto con Gesù, ma che nell’originale ebraico risuona Yēshūa‛ e, nella forma piena, Yēhüshūa‛, ossia Giosuè, che significa "Yahweh [è] salvezza. E già alla nascita ne abbiamo una plastica dimostrazione di questo suo essere salvezza, con l’annuncio ai pastori i quali, dopo avergli fatto visita, se ne tornano glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto. Cos’è che avevano udito e visto? Avevano udito gli angeli annunciare una grande gioia e avevano visto il Salvatore atteso nella impotenza di un bambino che potevano abbracciare perché simile ai loro bambini e non doverlo temere come era stato loro insegnato a proposito del Messia che arrivando li avrebbe spazzati via come disprezzati. Gesù già alla nascita sovverte i criteri di questo nostro mondo. Che sia pace, in questo nuovo anno, su tutti gli uomini e le donne che Dio ama.