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13 mar 2024
Chiamava Dio suo Padre Gv 5,17-30
Scritto da Piergiorgio |
Letto 87 volte | Pubblicato in Sulla tua parola
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In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch'io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.

Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l'ora - ed è questa - in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

Non era accettabile per i capi religiosi del tempo che Gesù chiamasse Dio suo Padre e ancor più che affermasse che lui operava in continuazione come faceva lui a suo imitazione. Forse anche noi facciamo fatica ad accettare che quell’uomo di Nazareth chiami Dio suo Padre e, soprattutto, che noi stessi, in lui, possiamo chiamarlo ugualmente Abbà, come ci ha insegnato. Questo non perché sia particolarmente difficile sillabarlo quel nome, ma perché, per farlo con animo puro, dobbiamo metterci seriamente al seguito di Gesù, calcare le sue orme, agire come lui agiva; in una parola fare nostro il suo stile di vita. Certo, ci è facile dire che Dio è buono, intendendo con questo affermare che ci vuole bene, ma forse il retro pensiero ci suggerisce qualcosa tipo “buon dio”. Non è questo il Padre di cui ci ha fatto l’esegesi Gesù. Tra un Dio buono, che ci è Padre affettuoso e ha cura di noi e il “buon dio” passa la stessa differenza che corre tra il dire di un individuo che è una buona persona e dire che è un pacioccone. Onorare il Padre non significa riservargli delle lodi di cui non ha bisogno, ma compiere la sua volontà, solo così onoriamo anche il Figlio.

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