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Sono forse io il custode di mio fratello?
Sono forse io il custode di mio fratello?

La risposta di Caino a Dio, che in Genesi risuona come rifiuto all’impegno di responsabilità che l’essere parte della stessa umanità, comporta, è la medesima che è risuonata ininterrottamente nel corso della storia e che tutt’ora risuona, talvolta sinistramente, magari ammantata persino da giustificazioni di carattere religioso. Eppure, a ben guardare, siamo geneticamente fatti per l’empatia: quindi costituiti, predisposti per la compassione; per la comprensione e la solidarietà verso i nostri simili. Segno che l’occuparsi della felicità degli altri, è parte integrante del nostro essere uomini e viene prima ancora di ogni teorizzazione etica o morale.

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Ci avevi pensati tutti artisti,

affidandoci per Madre la Terra,

comandandoci di reggerla con saggezza,

e poter con creare con te.

Rapiti dal nostro operare,

avremmo contemplato,

gioiosi,

il frutto del nostro lavoro,

potendo osservare anche noi,

fatta sera,

quanto tutto fosse bello;

molto bello e buono.

…………

Tutto abbiamo stravolto…

Del mondo abbiamo fatto un deserto;

una selva inospitale,

dove l’uomo non riconosce

l’altro uomo,

e il fratello uccide il fratello.

………

Il lavoro è diventato una merce;

una cosa tra tante…

non più l’opera capace di divinizzarci,

ospitandoci alla mensa comune

di fratelli,

fatti prossimo gli uni degli altri.

……………

Disoccupati, inoccupati, in cerca di lavoro…

sono dei tanti Nessuno.

Numeri fluttuanti di statistiche

fredde.

Quantità che non mostrano mai

i VOLTI;

né le lacrime amare,

disperate,

degli schiacciati dall’INUTILITÀ.

Eppure portano scritto,

nella identità di cittadini,

il DIRITTO di lavorare…

il DOVERE di svolgere una attività;

una funzione...

così da concorrere al progresso

materiale

spirituale

della famiglia a cui appartengono:

la SOCIETÀ.

Invece sono soltanto una merce;

un prodotto usa e getta…

dei morti viventi

derubati della loro dignità.

Sono moltitudine,

alla mercé di pochi famelici,

che ingrassano accumulando

profitti di sangue,

di genti non più sovrane…

Non possiamo più aspettare!

Rovesciamo questo mondo capovolto,

raddrizzandolo dalle sue fondamenta;

ridonandogli UMANITÀ.

… capitale suisse du vin,

informa la guida,

a beneficio di turisti distratti…

spersi dentro le sue tante

bellezze

racchiuse in un abbraccio

di monti.
 

Oggi, no!

Oggi è capitale

di un dolore troppo grande…

persino per essere raccontato.
 

Le sue strade hanno visto scorrere

un vino diverso; vino rosso…

rubino.

Era sangue d’ innocenti strappati

alla vita nel pieno di un sogno…
 

Sogno immenso; fatto di infiniti colori

impastati alla vita adolescente,

di uccelli

non ancora preparati

a volare

Abbiamo una colpa

soltanto:

non essere nati

italiani…

Vi pare una buona

ragione,

per imporci queste

catene?

Per rinchiuderci,

quasi bestie feroci,

in spazi abitati dal

nulla?

Siamo approdati stremati

su un suolo giudicato

alleato compagno,

spinti solo da grande

speranza.

Fuggivamo da guerre

e miseria

alla ricerca di un approdo

sicuro…

Italia, culla del diritto!

Terra di migranti e di

Eroi.

Creatrice di civiltà…

financo casa del 

Papa,

ti sei rivelata… matrigna.

Di accoglienza e libertà

affamati,

pensavamo di incamminarci

su sentieri di vita…

Invece, abbiamo trovato

CATENE;

peggiori di quelle

lasciate…

Quanto ci state facendo,

Italiani, non è degno di

Voi.

Siamo numeri di una roulette

impazzita,

vuoti a perdere scagliati

nel vuoto.

Le nostre lacrime impietosiscono

i muri, di questi lager,

ma non arrivano

a voi.

Neppure arrivano i nostri

lamenti;

il nostro grido

di aiuto.

Un giorno dovrete arrossire

di VERGOGNA; un giorno,

ma sarà sempre tardi

per noi.

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