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Ultima modifica Giovedì 26 Luglio 2018 18:26
24 lug 2018
IL DIO DI SALVINI NON È IL PADRE DI GESÙ
Scritto da Piergiorgio |
Letto 7166 volte | Pubblicato in Il mio blog
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Se ne faccia una ragione il leader leghista e pure i suoi seguaci: il dio che amano tirare per la giacchetta non ha nulla a che fare con il Padre rivelato da quell’ebreo marginale di nome Gesù.

Che se vivesse al giorno d’oggi rientrerebbe a tutti gli effetti nella categoria battezzata extracomunitari. Difficilmente potrebbe sbarcare sulle spiagge d’Italia e, qualora tentasse di farlo, troverebbe i porti chiusi e sarebbe qualificato come clandestino. Sarebbe meglio, per i leghisti e per Salvini, che tornassero a venerare il dio Po come fatto in passato, piuttosto che rendersi responsabili di blasfemia usando simboli religiosi come fossero dei totem e al contempo infischiarsene (voglio essere benevolo) della carne di Cristo costituita da poveri, da rom, sinti, migranti e quanti vorrebbero confinare in un qualche altrove a suon di calci in culo. Parlavo di blasfemia e non a torto, visto e considerato che è già stata depositata alla Camera una proposta di legge, prima firmataria Barbara Saltamartini, volta a rendere obbligatoria l’esposizione della croce nei luoghi pubblici, comprese le carcere, i consolati, le ambasciate e con tutta probabilità pure nei porti chiusi per volontà di Salvini per i disperati raccolti in mare. Povero Cristo e povera croce usata come spada da brandire, tutto l’opposto di ciò che significa ed ha significato per quel Gesù che manco conoscono per trattarla come un brand, un marchio con il quale sponsorizzare l’esatto opposto del messaggio che racchiude. Nel Vangelo è scritto che tutti i peccati possono essere perdonati, tranne quello contro lo Spirito Santo. Credo che nella fattispecie ci troviamo esattamente davanti a un simile peccato: chiamare bene il male e viceversa. Non ci può essere perdono per chi, usando della propria forza, dei propri privilegi, calpesta la dignità di altre persone, ed il consenso elettorale, ancorché elevato (pure se raddoppiasse) non renderebbe meno condannabile o più assolvibile tale misfatto. Ancora una volta a quel Cristo in croce viene richiesto di scendere dal supplizio, come accadde 2000 anni fa, ma lui come allora tace, lasciando a noi rispondere per lui, affermando ad alta voce chi sono quelli che lo tradiscono, usando come allora il nome di Dio: un dio potente, fatto a loro misura. Pertanto un dio fasullo, da rigettare. Per onorare quel povero Crocifisso forse sarebbe tempo e ora di toglierlo da ogni dove e imparare umilmente ad onorarlo negli uomini e nelle donne tutte, sena distinzione alcuna.

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