C’era da aspettarselo. Come gli avvoltoi sulle carogne, quanti, per puro tornaconto elettorale, avevano interesse a cavalcare ipotesi, tutte da dimostrare, di collusioni tra ONG e trafficanti di esseri umani sono piombati sulla preda rinfocolando un clima già pesante nei confronti dei migranti.
Qualche osservazione è d’obbligo. Per cominciare ritengo che i magistrati, sempre e comunque, dovrebbero rifuggire dalla tentazione della ribalta per dedicarsi con scrupolo alle indagini e, nel caso ricorrano ipotesi provate di reato, perseguire con la dovuta inflessibilità gli autori. A quanti approfittano dei rumor per ribadire innate convinzioni di carattere ideologico vorrei ricordare che i migranti sono in ogni caso l’anello debole della catena; sono quelli che pagano dolorosamente sulla loro pelle il sacro santo diritto a perseguire una vita dignitosa nella quale siano riconosciuti i loro diritti; in primis quello a vivere, così spesso negato nei paesi di origine. È possibile che esistano ONG che fanno o hanno fatto affari con i criminali che comprano e vendono esseri umani? Domanda retorica. In ogni campo, in ogni ambiente ci possono essere delle mele marce, ma se così fosse, lo si dovrebbe dire solo quando si hanno delle prove inconfutabili in mano e, nel caso, si deve intervenire duramente. Buttare là chiacchiere è come buttare merda su tutti e questo è inaccettabile, disgustoso e altrettanto, dal mio punto di vista, condannabile. Una delle ipotesi avanzate in questi giorni è che i trafficanti di persone possano approfittarsi del fatto che in mare sono in tanti a soccorrere i migranti e quindi agiscano di conseguenza. Anche questa ipotesi è plausibile ma non toglie il dovere di soccorrerli ugualmente. La direzione verso la quale intervenire semmai è ben altra: anziché stabilire accordi con governi libici che non governano, fatti per ben altri interessi che non quelli dichiarati, sarebbe necessario e doveroso, come già proposto ripetutamente, aprire in terra libica centri di accoglienza gestiti dall’ONU, garanti davvero dei diritti dei migranti, nei quali possano essere accolti con dignità e rispetto e presso i quali possano vedersi riconosciuti in base alla loro reale situazione di richiedenti asilo o altro bisogno. Questa sarebbe una modalità intelligente e umana di affrontare davvero l’immane situazione, invece si preferisce non vedere e scagliarsi sulle vittime anziché sui persecutori. In tanto sfacelo per fortuna ci sono quanti, anche con sprezzo del pericolo e magari pagando di persona, perdendo la propria credibilità agli occhi dei soliti benpensanti, hanno scelto e scelgono quotidianamente di intervenire a soccorso di quanti diversamente finirebbero in fondo al mare. Loro sono un segno di speranza in questo mondo confuso e cinico. Quanti blaterano e, farneticando, avanzano accuse a piene mani, cecando di sputtanare un intero mondo, non sono neppure degni di definirsi persone.