Oggi a Trento si sono svolti i funerali di frate Francesco, un cappuccino molto noto in città. Una figura di frate che sembrava uscita dai racconti dei Fioretti. Di quelle persone semplici e umili, che fanno il bene senza tanto rumore. Che sanno avere un sorriso e una parola buona per tutti. Ed anche una presa di tabacco da fiuto, se gliela chiedevi; forse l’unico piccolo vezzo che si permetteva. Di chi è come loro, è il regno dei cieli. È la frase evangelica che mi risuona nella mente, quella che più si addice per ricordarlo oggi. E con equale tenerezza e affetto, la applico alla piccola cinese ammazzata con inusitata violenza ieri a Roma.
Quanto vale una vita, mi chiedo? Quando ciascuno di noi, pensa alla propria esistenza, immagino ritenga che non abbia prezzo. Anche gli assassini, immagino, assegnino alla propria vita un valore molto grande… probabilmente molto più grande di quella d’altri. Da qui il disprezzo capace di portarli a sopprimere altre vite. Il rispetto, la difesa della dignità di ogni persona, non può che nascere da dentro. Da una visione del mondo, delle cose e delle persone, che metta al centro qualcosa di diverso dal proprio ego. Non può che essere il risultato di un’educazione; un imparare a iniziare dalla famiglia. L’esito di un allenamento personale, che si fa scelta, lungo i crinali, e negli snodi più imprevisti della vita. Per dirla in altre parole, non nasciamo “imparati” al rispetto delle persone, e sono davvero tanti, i cattivi maestri, che fanno del disprezzo il loro insegnamento. Magari in modi poco appariscenti, e come in uno stillicidio, trasmettono veleno. Far del rispetto di ogni persona il proprio emblema, richiede coraggio, e saper nuotare controcorrente; passare talvolta per sciocchi, ingenui, magari deficienti. Sì, perché il “fatti furbo, pensa agli affari tuoi”, vige sovrano in tanti ambienti, e poi l’ipocrisia di quanti predicano bene (qualche volta) e più sovente razzolano come galline, fa scuola molto più di quanto se ne senta il bisogno. Di esempi ne potremmo fare a iosa, scegliendo tra la cronaca, la politica o le varie, in questi giorni. Ciò nonostante, mi ostino a pensare che siano in maggioranza, le persone che anche in Italia, come il frate Francesco che ho ricordato sopra, vivono facendo il bene solo perché gli piace; sono contente. Lo fanno senza rumore o anche rumoreggiando quando serve. Lo fanno perché credenti oppure no. Lo fanno perché ritengono che il bene sia sempre meglio del suo contrario, perché si sentono mosse dentro dal desiderio di saper felici anche gli altri e non solo se stesse. Questo è ciò che mi fa ben sperare, nonostante soffino tanti venti di tempesta, e l’orizzonte non sia al momento dei più sereni. La vita, quella vera non si arrende. Noi tutti possiamo darle una mano, se solo ci lasciamo afferrare dalla sua forza; guidare dall’energia che ci trasmette.
