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Ultima modifica Domenica 24 Aprile 2011 08:10
14 nov 2009
IL CANE DI ESOPO
Scritto da Piergiorgio |
Letto 3695 volte | Pubblicato in Il mio blog
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E ridaigli! Riflettendo sulla proposta di riduzione dei tempi per i processi presentata in questi giorni, mi tornano alla mente certe scene di film (ora non ne ricordo uno in particolare) nel quale il furbo della compagnia è intento a dividere il malloppo di qualche colpo con i compari. Distribuendo il denaro fra i complici, si premura di contarsi due volte, mentre i compari li conta una volta soltanto, e riesce perfino a farsi passare come persona irreprensibile. Ecco, mi pare di assistere alla stessa scena, quando sento in TV, spiegare che il ddl è stato pensato per risolvere il problema di tanti cittadini.

 Si parte da un assunto vero: la giustizia è troppo lenta e farraginosa, per propinare un rimedio, che se può, in linea teorica, tornare a beneficio di una pluralità di soggetti, dall’altra parte, lo dicono quanti nella giustizia lavorano, avrà effetti devastanti, cancellando di fatto processi importanti e beneficiando, questo è fuori dubbio, i soliti noti. Anzi il solito noto. Forse ci sono teste pensanti (pensanti?) che immaginano tutti noi cittadini degli emeriti imbecilli. Allora è auspicabile che in tanti si mobilitino per denunciare e smascherare questa ennesima vergogna, fatta passare come riforma della giustizia. Tra i reati per i quali non è previsto la “scadenza termini” di cui si blatera, c’è quello di clandestinità. Basterebbe questa piccola osservazione, ma se ne potrebbero fare altre, per spiegare la logica che ha mosso la politica di palazzo a decidere l’escamotage. Io spero vivamente che a forza di forzare la Costituzione, chi lo fa, finisca prima o poi (speriamo prima) col fare la fine del cane con l’osso in bocca della favola di Esopo. Per chi non la ricordasse, dice che un cane, con un osso in bocca, attraversando un ponte sopra un fiume, si fermò ad osservare la sua immagine riflessa dentro l’acqua. Osservando quell’immagine, per avidità cercò di morderla, per accaparrarsi la proprietà altrui, e finì per perdere la sua nel fiume.

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