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Ultima modifica Mercoledì 09 Marzo 2011 20:40
25 gen 2011
SALVA DI CANNONE
Scritto da Piergiorgio |
Letto 3794 volte | Pubblicato in Il mio blog
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In molti hanno atteso la prolusione del cardinal Bagnasco al Consiglio permanente della Cei, immaginando potesse fare affermazioni particolarmente cogenti sulla situazione del momento presente. Certamente ci sono state affermazioni forti e importanti, ma come “richiede” il parlare diplomatico di una qualsiasi autorità, e la Chiesa nei suoi vertici, non sfugge a questa regola di comportamento,...

le stesse affermazioni che potevano illuminare molte coscienze assopite, sono state svuotate della loro possibile carica dirompente da un però; un ma, che francamente trovo quantomeno ingeneroso, se non pretestuoso, là dove si accenna al fatto che “qualcuno si chiede a che cosa sia dovuta l’ingente mole di strumenti di indagine”, lasciando intendere che insomma, se può essere vero che ci sono dei comportamenti censurabili, tuttavia ci sarebbe anche un accanimento giudiziario nei confronti di Berlusconi (che per altro non viene mai nominato). Il punto però sta proprio qui. Dire, come fa il Cardinale, “che è necessario fermarsi − tutti − in tempo, fare chiarezza in modo sollecito e pacato, e nelle sedi appropriate”, come se tutti avessero comportamenti identici, non fa onore alla verità. Quanti sono i politici, oggi, in Italia, che si difendono non nei processi, ma dai processi, che possono contare sull’appoggio acritico di un intero partito e coalizione di governo che fa quadrato attorno ad un indagato, che sono dotati di mezzi economici e di propaganda paragonabili a quelli del Premier, che insultano le istituzioni e minacciano provvedimenti nei confronti di magistrati che si limitano a fare il loro lavoro? Che ci sia un problema di moralità e di etica che tocca molti aspetti della vita pubblica e personale di tanti, oggi in Italia è fuori discussione; fare passare l’idea che nella notte tutte le vacche sono nere, è cosa assai diversa. Ancora una volta, la Chiesa, nei suoi assetti istituzionali ha mancato l’occasione di proferire un’autentica voce profetica, capace di porla, con il suo linguaggio fatto di si, si e no, no, fuori dalle righe del conformismo più piatto che trovo essere il male di cui soffre maggiormente la società italiana in questo momento. Così, quello che poteva essere un colpo di cannone, si è risolto in uno sparo a salva. Spiace, ma ad onor del vero va pur detto, constatare che in questo triste momento per il nostro Paese, si debba prendere esempio da un condannato per questioni di mafia, Totò Cuffaro, che apprendendo della sentenza nei suoi confronti, formulata dalla Cassazione, così si sarebbe espresso: “Sono stato un uomo delle istituzioni e ho un grande rispetto della magistratura che è un istituzione”. Il Cavaliere dovrebbe imparare da lui, almeno questo.

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