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26 ago 2013

RULLO DI TAMBURI

Ci risiamo! Ancora una volta è un rullar di tamburi, proclami minacciosi, scintillare di sciabole in nome di esigenze umanitarie. Nel segno apparente di una luciferina miopia politica, in realtà per ragioni geopolitiche inconfessabili, ci si prepara all’ennesima guerra “umanitaria”.
Davvero non c’è alcun limite all’arroganza e alla sfacciataggine di talune persone. Ed è altrettanto vero che per costoro vale l’ affermazione che per i potenti la legge si interpreta e per i poveracci la si applica.
Quando la parola cede il posto alle armi, è la sconfitta della ragione, e tutto quello che prima poteva essere visto secondo le gradazioni più sfumate che la realtà impone in qualche modo di vedere, finisce per trasformarsi inevitabilmente in bianco e nero. Da parte dei contendenti tutto è trasformato in torto o ragioni senza più la capacità, e forse neanche più il desiderio, di cercare possibili punti di mediazione.
Pare che il picco del caldo sia ormai alle nostre spalle; si segnalano in arrivo temporali e un calo delle temperature. Questo a livello metereologico, perché in campo politico, al contrario, è realistico aspettarsi, accanto a probabili temporali, anche un aumento della temperatura. E se questo fosse dovuto a discussioni e confronti serrati su problemi reali e urgenti che vivono la maggior parte delle persone, specialmente le tante che si trovano in difficoltà di ordine economico e sociale, sarebbe sintomo di sano dibattito e dinamismo.
Non gli riesce nemmeno questa volta, fare l’unica cosa che lo avrebbe in parte, forse, rivalutato anche agli occhi degli avversari: tacere. E come avrebbe potuto, lui che dei vaniloqui aveva fatto il suo dominus? Se umanamente è comprensibile che pure un reo confesso avanzi per se stesso delle attenuanti, a un uomo pubblico, a un politico, ad uno statista (visto che è di tale appellativo che si ammanta e lo fregiano i suoi immarcescibili supporter), si adirebbe maggiore misura.
Quante volte capita di sentire questa affermazione da parte di tanta gente comune, parlando di carcerati, quasi che poter guardare qualche programma televisivo sia segno di chissà quale concessione nei confronti di persone che si ritiene non paghino a sufficienza i loro errori mediante la detenzione. Il fatto vero è che la maggior parte della gente non conosce realmente quali siano le condizioni di vita in carcere e probabilmente neanche se ne cura più di tanto, ritenendo che non la riguardi.
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