Ebbene, sì, saremo anche minoranza quanti oggi si ribellano all’onda xenofoba, alla deriva securitaria che pare aver contagiato buona parte della popolazione italiana, aizzata dai professionisti dell’odio e del rancore contro poveri, migranti e marginali.
Tuttavia questo essere o apparire minoranza non deve scoraggiare né indurre alla sfiducia. Nei momenti di crisi, nei cambiamenti epocali, e quello di oggi è uno dei tanti della storia, sono state sempre minoranze, quando non addirittura singole persone, a non arrendersi, abdicando alla volontà di resistere, accettando l’omologazione per convenienza o quieto vivere. Oggigiorno è tanto facile applaudire i tribuni di turno, quando magari si è personalmente toccati dalla fatica di vivere, dalla mancanza di prospettive sociali ed economiche per sé o per i figli, impauriti e timorosi dinanzi a fenomeni destabilizzanti quale quello dell’immigrazione, ad esempio, o della percezione di mancanza di sicurezza nelle città. I ragionamenti volti a tranquillizzare, ancorché doverosi e necessari, da soli non sono sufficienti. Servono politiche coraggiose nel segno del cambiamento vero, nel segno dell’inclusione, della giustizia, dell’equità. Serve affermare convintamente che non sono le risorse economiche a mancare, quanto la volontà di utilizzarle per il benessere delle persone; per la vita, l’istruzione, il lavoro, la salute, anziché per la morte, quali gli armamenti, la finanza e le guerre. Servono azioni e strategie volte a far comprendere che la cosa più stupida che si possa voler conseguire è la guerra tra poveri come hanno interesse a fare quanti, in nome di slogan quali “prima i nostri”, hanno tutto l’interesse a mantenere schiava una massa di persone accecandole con il far credere che dalla situazione di difficoltà nella quale versano potranno uscire innalzando barriere che oltre ad escludere quanti non fanno parte della nazione di appartenenza, finirà con il renderle totalmente asservite ai potenti fattisi paladini della difesa di una razza inesistente. Ci sono catene alle quali ci incateniamo spontaneamente, senza nemmeno accorgercene, quando deleghiamo ad altri la facoltà di pensare, ed è quanto, purtroppo, avviene in tante persone al giorno d’oggi. Persone smarrite, talvolta, altre volte incattivite da una cattiva politica che non ha saputo adeguatamente difenderle e renderle protagoniste. Ma a nessuno è consentito dire non sapevo, come hanno affermato in tanti, troppi, anche in passato. Certamente non siamo di fronte, credo, all’insorgere di un nuovo fascismo o totalitarismo quale quello passato, ma il rischio di correre verso il precipizio di una società chiusa in se stessa, mortifera, securitaria, c’è, esiste. Ecco perché è necessario, non solo opporsi con fermezza e decisione a qualunque provvedimento contrario allo spirito della nostra Costituzione e della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ma, al contempo, mettere in atto scelte, proposte e azioni di segno contrario, anche a costo di disattendere leggi liberticide che venissero promulgate, pagando, se occorre, di persona, perché, come insegnava don Milani “chi paga di persona testimonia che vuole una legge migliore, cioè che ama la legge più degli altri”.