Troppo facile, ingenuo, infantile,
pensarti vincitore che buca un sepolcro sigillato,
tramortendo le guardie.
Tutti gli eroi alla fine trionfano sui loro avversari
per appagare i nostri bisogni di rivalsa.
No, tu, nella morte fatta dono e per-dono
hai introdotto «una profezia straniera»,
separando il male dai suoi esecutori
insegnandoci a vedere nel nemico il fratello.
È in quello spazio senza tempo del «tutto è compiuto»
che hai incontrato la Vita che non muore.
Noi ancora ci attardiamo a cercarti in firme di morte:
la tomba, il lenzuolo ripiegato, il sudario,
e non udiamo la tua voce, la sola che ci narra di te che sei VIVO;
che ci invita a tornare in Galilea, calcando le tue orme,
dove tutto è iniziato.