Si sprecano oggi le analisi sul voto di ieri in Germania. Il dato certamente preoccupante è il successo indiscutibile di AfD, Alternativa per la Germania, partito di estrema destra con venature neo naziste, che non fa altro che confermare quanto già avvenuto in altri paesi, ossia l’avanzare e il crescere di pulsioni xenofobe e razziste.
È fuori discussione che uno dei temi che hanno tenuto più banco sia quello dell’immigrazione e problematiche correlate con tutte le strumentalizzazioni che le forze di destra hanno attuato trovando facile terreno in settori di popolazione colpite dalla crisi economica che ha investito l’intera Europa e che non ha lasciato immune neppure la ricca Germania. Se a questo aggiungiamo il fenomeno terroristico, l’incertezza per il futuro, ecco che allora hanno facile gioco quanti soffiano sul fuoco della paura, enfatizzandola e prospettando, quale rimedio, la chiusura dentro presunti confini securitari, nazionali, rispolverando esigenze di sovranità che si pensavano superate. Non c’è dubbio che i fenomeni migratori in corso abbiano un peso e un costo sui paesi di arrivo; che presentino problemi non sempre facili da affrontare e risolvere e che sia necessario non negare paure vere, presenti nella popolazione. Ma quello che non si può fare è tacere la verità, vale a dire che non si tratta di un fenomeno destinato a esaurirsi in breve tempo e che se esiste nelle dimensioni che abbiamo conosciuto di recente, questo è dovuto in gran parte a precise responsabilità nostre, di noi occidentali che abbiamo depredato e continuiamo a depredare i paesi dai quali fuggono tante persone, per non parlare delle guerre nelle quali, direttamente o indirettamente, abbiamo un ruolo. Ma questo non è oggetto di riflessione né di discussione. O s’ignora volutamente o, ammettendolo solo in parte a mezza voce, si edulcora vaneggiando di aiutarli a casa loro. Io credo che il modo più onesto di aiutarli a casa loro sia cessare immediatamente di derubarli; ancor di più, restituire loro il mal tolto, riconoscendo loro il diritto di essere sovrani a casa loro e la possibilità anche per quei popoli di uscire dalla miseria. (Non è quanto diciamo di volere per noi?). Fare questo però vorrebbe dire abbassare il nostro livello di benessere. (Altro che nuova crescita, percentuali di PIL in salita e via blaterando!). Ma nessuna delle forze politiche in campo avrà mai il coraggio di sostenere una simile tesi ed ecco che allora, ciascuna a modo suo, con sfumature diverse, con argomentazioni in apparenza dissimili, continuerà a recitare la sola unica grande menzogna: che si possa, magari con dei correttivi, continuare sulla strada percorsa fino a questo momento. Che cosa diremmo se in una famiglia, diciamo numerosa come ce n’erano una volta, i genitori a tavola si accaparrassero metà delle pietanze; i due figli maggiori, l’altro 40%, lasciando agli altri 10 figli il rimanente? Diremmo che è una famiglia dissennata, o peggio, criminale. È quanto avviene nel mondo. È quanto avviene nel nostro Paese, in Europa, ovunque. E noi possiamo davvero credere che tutto questo possa continuare all’infinito senza conseguenze? Paradossalmente, dal loro punto di vista, appaiono più coerenti (ma la coerenza è degli sciocchi affermava qualcuno) quanti si propongono quali difensori di supposte superiorità nazionali perché probabilmente sono del parere che sia giusta l’attuale suddivisione del mondo tra ricchi e poveri, tra bianchi e neri, tra noi e loro e via elencando, fino a rendersi disponibili, per mantenere gli attuali privilegi, a fare guerra, se necessario, a quanti considerano nemici. Del resto la strada non può che essere quella per chi non è disposto a riconoscere i propri torti e le ragioni degli altri. (Trump docet, e non soltanto lui). La via della convivenza pacifica tra popoli e nazioni è più faticosa; richiede reciproco riconoscimento, pazienza, tempi lunghi, fiducia reciproca e volontà di camminare assieme verso obiettivi condivisi. Tutto l’opposto di chi immagina di poter risolvere ogni questione in modo draconiano partendo dal presupposto di essere dalla parte della ragione. Oggi più che mai, per coloro che non intendono rassegnarsi all’apparente precipitare degli eventi è necessario, parafrasando Bertolt Brecht, sedersi convintamente dalla parte del torto, considerato che tutti gli altri posti sono ormai occupati.