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07 mar 2014
NON SOLO MIMOSE
Scritto da Piergiorgio |
Letto 3766 volte | Pubblicato in Il mio blog
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Mimose ne esistono di oltre 400 specie, nelle regioni tropicali e subtropicali. Anche di donne ne esistono, per così dire, di vario genere. Pensarle come una sorta di monolite, sarebbe far loro un torto;

impoverirle. E questo è molto bello, a mio parere, perché ci costringe a misurarci, non solo con un ipotetico e ideale pianeta femminile, ma con persone concrete, concretissime. Certamente esiste un problema femminile, nel senso che a dispetto di obiettivi traguardi raggiunti, rimane ancora molto da fare per garantire una reale parità di genere, tra maschi e femmine, il rispetto, la promozione e la considerazione dovuta all’altra metà del cielo, in ogni campo e settore della vita. Ma non è solo questo che manca. Manca innanzitutto una diffusa cultura, che dovrebbe iniziare e sostanziarsi con l’educazione già dall’infanzia, volta a trasmettere che ogni persona ha diritto a essere rispettata nella sua dignità, nella sua unicità e a considerarla portatrice di diritti assolutamente indiscutibili; pertanto anche esigibili a ogni livello. Questo dovrebbe essere coscienza di ogni giorno, non solo richiamo periodico o ricorrenza celebrativa una volta l’anno. Sotto questo aspetto nessuno di noi nasce “imparato”. Se è vero che noi maschi abbiamo molto su cui riflettere e molto da cambiare, pur tuttavia le donne non sono esonerate. Possiamo soltanto cambiare assieme, accettando di mettere in discussione “verità” acquisite e ritenute immodificabili, o dalle quali fatichiamo a liberarci, per timore di naufragare nell’incertezza che il camminare verso una verità più grande, ancora da scoprire, comporta. È giusto e doveroso che esista una giornata internazionale della donna volta a ricordarci il faticoso cammino, le lotte, il prezzo pagato, che le donne hanno dovuto intraprendere e sopportare per essere riconosciute nella loro alterità, e al contempo è triste dover costatare la necessità di farlo a causa dello scarto che esiste tra ciò che è proclamato in via di principio e la tragica realtà nella quale ancora vivono milioni di donne nel mondo. L’elenco delle nefandezze che si compiono ogni giorno nei confronti delle donne sarebbe assai lungo e anche di difficile stesura, in modo esaustivo. Quello che balza con più evidenza agli occhi sono certamente gli episodi di violenza fisica di cui ci narrano le cronache ogni giorno, ma esiste anche una violenza più sottile; per certi aspetti più perfida e malevola, che si manifesta in mille modi diversi, che contrabbanda per rispetto, addirittura per affetto e amore, ciò che tale non è. Insomma il disprezzo, la misoginia, il maschilismo può ben nascondersi anche dietro un gran mazzo di mimose offerte in questo giorno. Accanto alla doverosa denuncia, alla stigmatizzazione, alla condanna di tutto ciò che non va bene, di quanto di sbagliato esiste nel rapporto tra uomini e donne, dovremmo anche impegnarci a curare le rispettive ferite. Infatti, per quanto possa suonare strano alle orecchie di qualcuno, feriti lo siamo entrambi: femmine e maschi. Anche quanti feriscono, a ben guardare, sono dei feriti, magari inconsapevoli, e quanto infliggono ad altri di dolore, altro non è che il male ricevuto e non elaborato, o il bene di cui sono stati privati. Noi maschi, come categoria, dovremmo essere i primi a riconoscerci bisognosi di cura, se non altro perché storicamente portiamo grandi responsabilità in fatto di prevaricazioni. Le nostre sono ferite endemiche; ferite profonde, quelle che chiedono di essere curate. E il primo passo da fare è ammettere che siamo bisognosi di cura; soltanto in seguito potremmo diventare a nostra volta, eventualmente, capaci anche di sanare. Il cammino verso la nostra piena umanizzazione, verso l’“adultità”, l’uscita dall’infanzia, che è poi quanto siamo chiamati a conseguire, uomini e donne, è un percorso lungo e accidentato ma imprescindibile, per giungere a quella parità che non è omologazione ma capacità di guardarsi negli occhi riconoscendosi uguali e diversi allo stesso tempo, perciò complementari, compagni di cammino. Una chiave di liberazione dal male, che può permetterci di ritrovare noi stessi, il nostro vero essere, è il perdono. Perdono verso noi stessi, oltre che verso quanti ci hanno fatto del male. Il perdono ci permette di lasciarci dietro il falso io plasmato dal male degli altri e dalle nostre reazioni per difenderci. Il perdono guarisce chi lo dona. (Emmanuelle Marie – Istanti di eternità).

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