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01 feb 2014
GOVERNABILITÀ
Scritto da Piergiorgio |
Letto 10165 volte | Pubblicato in Il mio blog
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Diciamocelo francamente: leggendo i giornali di questi giorni o seguendo i telegiornali, pare di assistere a un bollettino di guerra, tra inondazioni, frane, allagamenti, disoccupazione, chiusure di fabbriche minacciate o realizzate, povertà crescente e mancanza di prospettive per tanta gente per il futuro.

Nonostante tanti dati sconfortanti, pare che la questione più importante del momento sia la governabilità. Certamente la governabilità, intesa come possibilità di rendere effettiva la possibilità di dare un governo stabile a un paese è un valore, ma prima ancora della governabilità ne esistono altri di gran lunga più importanti per un paese che si voglia definire autenticamente democratico. Uno di questi valori è la reale ed effettiva rappresentanza di tutte le istanze vive di un paese. Si può discutere quanto le varie anime di una realtà politico/sociale debbano avere in termini di consenso, di numeri per essere rappresentate in parlamento, ma non si può, a mio modesto parere, in nome di una presunta stabilità di governo, operare per estromettere sic e sempliciter dalla possibilità di essere rappresentati nelle istituzioni milioni di cittadini, stabilendo delie soglie di accesso quali quelle prefigurate dalla legge elettorale in discussione in parlamento. Stando a certuni sembrerebbe che l’instabilità politica e la difficoltà a dare un governo in grado di amministrare il nostro paese, sia dovuta alla eccessiva frammentazione del quadro politico, quasi che questo fosse attribuibile al capriccio di chissà chi, e non piuttosto al fatto che la politica in generale, e i partiti che hanno guidato fin qui le sorti del nostro paese, hanno vergognosamente fallito, inducendo in molti cittadini disaffezione e ricerca di alternative, magari soltanto nel segno della protesta. Anziché assumere un dato di realtà, che è quello della complessità del momento presente e formulare proposte in gradi di aggregare attorno a un’idea, a un progetto attuabile, perseguibile e in grado di convogliare i consensi di una maggioranza di cittadini, si preferisce lavorare di accetta, cercando di sfrondare, cioè semplificare ciò che non è semplificabile, semplicemente perché la realtà non si modifica per decreto. Per delibera si possono decidere dei provvedimenti più o meno giusti, adeguati alle circostanze, ma non si possono modificare le opinioni, le attese, gli ideali della gente. A suo tempo, quando alle politiche del 1994, fu introdotto il sistema maggioritario con recupero proporzionale, tentarono di farci credere che sarebbe stata la soluzione di tutti i nostri mali. Lo abbiamo visto quale fine ha fatto e quali frutti ha portato. Ora ci vogliono persuadere che una nuova legge elettorale sarà la panacea di tutto perché finalmente potremo decidere da chi farci governare senza l’intralcio di piccoli partiti che servono soltanto a creare instabilità e impedire al manovratore di turno di governare per tutto il tempo stabilito. Io non ci credo per niente e non credo che basti semplificare per legge ciò che è complesso perché si possano conseguire degli obiettivi in grado di capovolgere la situazione. In poche parole non penso propri che basti un Renzi qualsiasi, tanto meno un Berlusconi restaurato perché il nostro paese esca dalle secche nel quale si trova. Ciò che seve davvero è una politica che si metta al servizio del cittadino, a partire di quanti, e sono la maggior parte, oggi faticano ad arrivare alla fine del mese; non hanno uno stipendio, un lavoro, non hanno prospettive di vita. Questo significa saper pestare i piedi a quanti sulla pelle dei più in questi anni hanno costruito la loro fortuna, i loro patrimoni; significa fare una scelta di campo per rendere attuabili principi scritti nella nostra costituzione. Altro che alchimie istituzionali. Purtroppo gli specchietti per le allodole hanno sempre il loro fascino e anche le nuove riforme in via di approvazione magari avranno il consenso di molti, fino ala prossima delusione. Nel frattempo i nostri terreni franano, le case e le fabbriche si allagano; le aziende delocalizzano, i giovani non lavorano, le scuole reggono a fatica, il welfare s’impoverisce e i ricchi si arricchiscono sempre più a scapito della maggioranza della popolazione. Il futuro non è certo roseo, però ho la speranza che non tutti abbiano ancora dato il cervello all’ammasso.

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