È una festa amara, questa che in molti ci accingiamo a celebrare. Certo, un risultato apprezzabile è stato conseguito, la fine del governo Berlusconi, che non è poco. Personalmente avrei preferito che a deciderne la fine fossero state delle consultazioni elettorali, anziché alchimie di palazzo o pressioni internazionali che sanno tanto di commissariamento del nostro Paese. Benché condivida la generale soddisfazione di tanti cittadini arcistufi dell’inquilino di palazzo Chigi, tuttavia non mi riesce di esultare.
La soluzione ormai data per certa – pare questione di ore se non minuti – non mi soddisfa affatto. Io non credo alla formula del governo tecnico, quasi che le scelte che siamo chiamati a fare, possano essere semplicemente tali e non anche politiche in senso ampio. Se così fosse, se governare un Paese, non fosse questione di scelte basate su valori e idee anche molto diverse e con effetti differenti, non si capirebbe perché non dovrebbero essere dei tecnici a governarci sempre. Probabilmente in questa precisa fase storica c’è invece bisogno di un periodo di decantazione, dopo l’ubriacatura e i danni fatti da questo Esecutivo e allora è più comprensibile la formula che si vuole adottare: mettere al governo delle persone non schierate in senso partitico, che possano ottenere la fiducia non di una sola parte, ma di un più ampio schieramento politico e per una fase di transizione che si immagina possa essere breve. Per fare alcune poche cose assolutamente indispensabili per poi riandare al voto. Cosa per niente semplice, perché se su questioni assai importanti, in tutto questo tempo, non si è riusciti a trovare un compromesso alto, in grado di soddisfare tutte le parti in causa, non vedo come sarà possibile domani. È vero che un ostacolo importante era rappresentato dalla presenza ingombrante di Berlusconi, ma non è che da domani sia tolto di mezzo soltanto perché non più capo del governo. Anzi, c’è da temere che, spodestato, sarà ancor più arrogante. Ma poi c’è anche un’altra questione, che mi fa veder nero il prossimo futuro. Se il nuovo governo guidato dal professor Monti, come probabile, proporrà interventi riconducibili sotto la denominazione di macelleria sociale, cosa faranno le forze fin qui all’opposizione? Le sosteranno solo perché a proporle è un’altra persona? Se solo, destra e sinistra e centro compreso, fossero mosse, almeno per il momento, da quello che lo spirito, e anche la lettera, della carta Costituzionale veicolano su questioni importanti (tasse, giustizia, lavoro, equità sociale ecc..) allora si potrebbe anche sperare in qualche risultato apprezzabile e condivisibile. Temo però che non sarà così. Temo che a decidere saranno ancora e soprattutto loro. Quelli che hanno soldi, potere, e interessi in gioco. A noi popolo bue, ci toccherà soltanto pagare. Spero tanto però di poter sbagliare…
