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Ultima modifica Domenica 24 Aprile 2011 08:07
02 ago 2010
POTEVA ACCADERE A ME
Scritto da Piergiorgio |
Letto 3419 volte | Pubblicato in Il mio blog
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Immagino possano essere numerose, le persone che possono affermare: quel giorno potevo esserci anch’io in stazione a Bologna. Io sono una di queste. Trent’anni fa, quel sabato 2 agosto, ero in viaggio verso Assisi; il treno ad un certo punto rallentò e si fermò in aperta campagna. La sosta si faceva sempre più lunga e nessuno sapeva quale fosse la ragione. Ad un certo punto appresi la notizia dell’attentato, da un ragazzo che aveva con sé una radiolina transistor. Quando il treno, con notevole ritardo, giunse in stazione, potei vedere con i miei stessi occhi lo scempio che si era compiuto.

 Ricordo la tristezza immensa e la rabbia che quella vista mi provocò. Le domande che nascevano dentro erano molte e le più disparate, accanto alla preoccupazione per la sorte di due mie amiche che quello stesso giorno dovevano fare il tragitto inverso. Naturalmente non c’erano telefonini coi quali potersi mettere in contatto; avere notizie in tempo reale. Giunsi a destinazione la sera tardi, vero le 21: stanco, affamato, assetato e con un gran mal di testa. Niente; assolutamente niente in confronto a quanto era capitato ad altri viaggiatori quel giorno, che il destino aveva voluto fossero sul luogo nell’ora in cui dei criminali compivano l’esecrando crimine. Ora a distanza di trent’anni, rimangono ancora, oltre le innumerevoli ferite mai rimarginate, anche tanti interrogativi ai quali non si è data risposta. Un paese non può dirsi davvero democratico e civile finché a quegli interrogativi non sarà data risposta e non saranno assicurati davvero alla giustizia tutti coloro che portano delle responsabilità in ordine all’accaduto. Sostando in stazione a Bologna, mi è capitato frequentemente di fermarmi pensoso davanti a quella lapide che ricorda l’eccidio, scorrendo lentamente il nome di tutte le vittime dell’attentato. Un atto dovuto, credo, da parte di ogni cittadino di questo Paese, che da quell’attentato si senta intimamente ancora ferito.

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