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Ultima modifica Domenica 24 Aprile 2011 08:13
12 mar 2010
IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA
Scritto da Piergiorgio |
Letto 3160 volte | Pubblicato in Il mio blog
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titolo sparato in prima pagina sul Trentino (quotidiano locale) di giovedì 11 marzo, lo trovo per lo meno discutibile. Capisco, o meglio mi sforzo di farlo, anche le ragioni di marketing che presiedono la conduzione di un giornale, però trovo che sia del tutto funzionale ad una certa logica che imperversa di questi tempi. Parlare di “accatoniland”, per descrivere un fenomeno che certamente interroga, ma che molto più spesso suscita un moto di rigetto, di insofferenza, quando non di intolleranza in tanti, trovo che sia fare dell’allarmismo. Allora forse bisognerebbe iniziare col ricordare che una sentenza della Corte Costituzionale del 1996, stabilisce che la mendicità non molesta non è punibile.

 Già questo dovrebbe indurre ad un atteggiamento più pensoso e meno emozionale nel trattare la questione. In seconda battuta dovremmo tutti quanti cercare di fare uno sforzo maggiore per cercare di capire il perché di un fenomeno sicuramente piuttosto diffuso, specie in taluni strati sociali marginali. In questo, la succitata sentenza della Corte, non aiuta molto, perché si limita ad affermare che «gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le società più avanzate producono condizioni di estrema emarginazione», mandando di fatto tutti assolti. E certo la tentazione di assolverci a fronte della crescente povertà di molte persone è forte in tutti noi. Sono per altro dell’avviso che la carità del singolo, alla quale ricorrono, anche in modo – come negarlo? – fantasioso, tanti di coloro che si dedicano quotidianamente a questa forma di autofinanziamento, non può essere risolutivo per sanare la loro situazione di indigenza. Verrebbe da ricordare il detto: chi arte non sa far, bottega serra. Bisogna riconoscere che molti questuanti sanno praticare con perizia quello che è a tutti gli effetti, un mestiere. Un mestiere, assieme ad altri, tra i più vecchi del mondo: quello di sopravvivere. Allora credo che una società meno ripiegata su se stessa dovrebbe saper fare uno sforzo di fantasia creatrice per cercare di offrire delle alternative credibili; cosa che chiama in causa la politica, ma non solo. Nella storia, lungo i secoli, basta documentarsi, il problema della mendicità è stato frequentemente trattato come problema di ordine pubblico. Anche oggi, la tentazione più ricorrente è la stessa; infatti, piovono le ordinanze antiaccattonaggio un po’ ovunque. Tutte cose che generalmente hanno lo stesso effetto placebo di tutti i provvedimenti vessatori; spostare da qualche altra parte il problema, lasciando i soggetti più vulnerabili in balia di se stessi, con i loro problemi irrisolti. In fondo quello di tentare di risolvere il problema della propria sopravvivenza, ricorrendo alla pietà del prossimo, è una forma individuale di risposta al bisogno e in questo non è dissimile dalla modalità prevalente nella nostra società di far fronte alle sfide dell’esistenza. La povertà materiale, ma anche culturale; la mancanza di coscienza collettiva, certo non permette a costoro di organizzarsi per rivendicare eventuali diritti disconosciuti. Ma se perfino gli operai di fabbriche che chiudono, sono costretti, per avere qualche minuto di attenzione in TV, un trafiletto sul giornale, a ricorrere ad espedienti da “grande fratello”, pensiamo davvero che le persone di cui parliamo possano trovare ascolto in modo diverso? La recente crisi economico finanziaria aveva fatto immaginare, per qualche momento, che fossimo diventati tutti quanti più consapevoli della necessità di cambiamenti profondi, in grado di trarci fuori dall’illusione di poter continuare imperterriti sulla strada percorsa fino a poco prima, di assoluta non curanza degli altri, di arricchimento personale senza limiti, di standard di vita al di sopra delle nostre possibilità, con discapito di milioni di persone nel mondo. A quanto pare è stata una reminiscenza estemporanea, della durata breve di un temporale estivo. Allora rassegniamoci a veder crescere attorno a noi, lungo le nostre strade, dentro le nostre città, schiere di poveri. Il mondo si è fatto piccolo e quello che eravamo abituati a vedere in TV come problema delle periferie urbane delle grandi megalopoli, temo che sarà sempre più esperienza quotidiana. A meno di non saper reagire con la dovuta determinazione sul versante del contrasto alle nuove e vecchie povertà. Il 2010 è l’anno europeo di lotta alla povertà. Un altro dei tanti appuntamenti che ci diamo periodicamente per sciacquarci la bocca, tacitare per qualche giorno, con qualche manifestazione magari costosa, la coscienza? Il timore non è del tutto infondato, se solo la mente corre a i recenti meeting internazionali: conferenza della Fao del novembre scorso e quella di Copenhagen sull’ambiente.

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