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Dalla cronaca locale: parte la guerra ai mozziconi. Linea dura del Comune di Trento contro chi sarà sorpreso a gettare per terra i mozziconi di sigaretta. Multe fino a 500 euro. Haiti: terremoto del settimo grado della scala Ricther. Catastrofe umanitaria. Che nesso ci può essere fra le due notizie, si chiederà qualcuno? Probabilmente le bestemmie che le due notizie susciterà in qualcuno. Tra qualcuno dei cittadini di Trento, accanito fumatore, meno predisposto a farsi carico del rispetto per l’arredo urbano, qualche moccolo tipico di queste parti; dall’altra, i soliti “pisacquasanta”, che senza alcun senso del pudore, attribuiranno a dio (con la minuscola), quanto accaduto sull’isola caraibica.
Vedrete, tutto si risolverà con la criminalizzazione degli immigrati di Rosarno e qualche provvedimento di polizia volto a tacitare quanto successo. Sì, perché abbiamo estremo bisogno di ribadire il mito del buon italiano. Che diamine! Noi siamo un popolo di cuore, solidale con i poveri, a condizione, ben si intende, che camminino rasentando i muri, con la testa bassa e, se devono chiedere qualcosa, che lo facciano sottovoce e con discrezione. A loro spetta essere pazienti; a noi, quando ce ne ricordiamo, intervenire per sovvenirli, in base alla nostra discrezionalità. I diritti sono innanzitutto privilegio esclusivo nostro e poi, in subordine, anche di altri.  Ma dobbiamo decidere noi a chi spettano, come e in quale misura. Non giriamoci tanto attorno; inutile fingere ipocritamente che le cose stiano diversamente. Questo è il modo di pensare di tanti di noi. Quanti lo dicono in modo sbracato, apertamente, in fondo non fanno che interpretare il pensiero di molti. Mi auguro vivamente che non sia quello dei più. Gli immigrati di Rosarno, in Calabria, che hanno messo sottosopra l’abitato, hanno sbagliato e quanto hanno fatto va sicuramente condannato. Però il fermo immagine sui disordini di cui si sono resi protagonisti, oltre che parziale è…
29 dic 2009

VIVERE IL TEMPO

“Che cos’è il tempo? Se nessuno me lo domanda lo so. Se voglio spiegarlo a chi me lo domanda non lo so più” (S. Agostino) Il Vecchio barbuto con gli abiti dimessi se ne sta andando, lasciando la strada libera al fanciullo festoso e vitale che lo segue dappresso. È un’immagine un pochino oleografica che però rende plasticamente l’inesorabilità del tempo che passa. Invecchiando aumenta sempre più la percezione del passare veloce del tempo. I giorni, i mesi, le stagioni, gli anni, paiono susseguirsi a ritmo sempre più incalzante, soprattutto quando gli impegni quotidiani non danno respiro.
La differenza – cito a memoria – non è tanto tra credenti e non credenti, affermava il cardinal Martini, ma fra persone pensanti e quanti non lo sono. È di questi giorni, la notizia, che si trovano in vendita bambolotti in materiale plastico, in tutto simili a neonati o poco più grandi, per coppie che non possono avere figli. Non c’è che dire: all’idiozia non c’è alcun limite. Allora io credo che quel bambino nato a Betlemme duemila anni fa, e che per i credenti è il Dio fatto uomo, forse ha ancora qualcosa da dirci. Ha qualcosa da dirci un Dio che per rivelarsi assume la fragilità e l’ordinarietà della nostra stessa condizione.
“Meglio essere violenti, se c'è violenza nel nostro cuore, che indossare il manto della non-violenza per coprire l'impotenza." (Karamchand "Mahatma" Gandhi). Sono in molti, in queste ore, ad indossare il manto della non violenza, dopo quanto accaduto al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Allora dobbiamo dirlo con schiettezza: non ci si improvvisa non violenti all’ultimo momento; per tornaconto, magari strumentalizzando un episodio esecrabile, soltanto perché viene colpito un esponente di spicco della vita pubblica. La politica, tutta, la politica, ma non solo, ha bisogno di fare una seria autocritica a questo riguardo. Prima ancora che le mani, bisogna disarmare i cuori.
Forse è prematuro per asserirlo con certezza, ma credo proprio che il giocattolo si sia rotto definitivamente. Dopo l’imponente manifestazione di ieri a Roma, organizzata da cittadini comuni, una ventata di libertà ha iniziato a spirare in questo stanco Paese. Non so cosa ci attenda per il futuro. Le resistenze al cambiamento saranno ancora molte, ma non credo di esagerare, affermando che niente è come prima. Che cittadini di ogni estrazione sociale; giovani e meno giovani, si riapproprino della voglia di esserci e di contare, in numero così grande, è una cosa che mi riempie di gioia.
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