Non è costui il falegname? (Mc 6,1-6)
Con tutta probabilità molti di noi leggendo o ascoltando questo brano del vangelo ci meravigliamo dell’incredulità dei compaesani di Gesù e ci viene spontaneo dirci: se fossi stato presente io mi sarei comportato diversamente.
Dimentichiamo che i contemporanei di Gesù, a iniziare dai suoi compaesani, vedendolo, non vedevano il Figlio di Dio ma un semplice galileo, in tutto simile a molte altre persone. Per dirla in soldoni, Gesù non girava con l’aureola in testa e l’incarnazione di Dio è proprio questo suo essersi messo al nostro stesso livello, così che era difficile allora, come è difficile oggi credere. Credere in Gesù significa scegliere di fidarsi di lui, di quanto dice e fa e accogliere come segni della sua divinità tutto questo. Come Dio non s’impone ma si offre a noi, così ha fatto Gesù. Anche i segni che ha compiuto, ciò che chiamiamo miracoli, non dovevano essere eventi strepitosi da strappare consenso e quanto più Gesù si avvicina al termine della sua vita terrena, sempre più pare divenire debole e vulnerabile, tanto da rimanere solo. Per vedere in profondità chi è Gesù non possiamo fermarci alla superficie, alle apparenze come fecero i suoi compaesani, ma disposarci a lasciar risuonare la sua parola nel nostro cuore, diversamente non potremmo vedere in lui che il falegname che pure è stato.