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Sono forse io il custode di mio fratello?
Sono forse io il custode di mio fratello?

La risposta di Caino a Dio, che in Genesi risuona come rifiuto all’impegno di responsabilità che l’essere parte della stessa umanità, comporta, è la medesima che è risuonata ininterrottamente nel corso della storia e che tutt’ora risuona, talvolta sinistramente, magari ammantata persino da giustificazioni di carattere religioso. Eppure, a ben guardare, siamo geneticamente fatti per l’empatia: quindi costituiti, predisposti per la compassione; per la comprensione e la solidarietà verso i nostri simili. Segno che l’occuparsi della felicità degli altri, è parte integrante del nostro essere uomini e viene prima ancora di ogni teorizzazione etica o morale.

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Non chiedetemi di piangere

i morti

che vi state preparando

a causare

abbellendo con pietose

bugie

le ragioni del loro “eroico”

cadere

come oggi magistralmente

provvedete

a persuaderci dell’ineludibile necessità

di pugnare.

Nel freddo e nel fango

d’Idomeni,

enclave d’Europa

governata da Tornaconti e Interessi

inconfessati,

giacciono sfiancati.

Vilipesi

stremati

logorati

vestono stracci di speranze

naufragate.

Pochi angeli dai piedi

pellegrini,

a donare conforto,

sollievo,

e impedire che siamo tutti

ricoperti di Vergona.

Volti che non incontrano volti,

né sorrisi o gesti d’affetto,

solo chiacchiere, ai piani più alti.

E qualche proclama

per tacitare le coscienze.

Solo in basso, tra i semplici,

tra gli umili, i perdenti,

gli sballati, i disfatti,

fioriscono gesti d’ accoglienza

che riannodano fili fraterni.

Rapporti spezzati dagli arroganti

e potenti di sempre,

timorosi di perdere il sudato di sangue

strappato alle vittime ora riverse su spiagge,

come conchiglie vuote, disperse.

I prepotenti innalzano muri, filo spinato;

propagano paure e odi tracotanti.

S’illudono, così, di poter fermare la gente.

Gente che non ha più nulla da perdere,

solo la VITA, ormai da custodire.

La vita valica ogni confine, ostacolo,

barriera, scoglio o mare.

La vita chiede di essere accolta, sempre,

comunque e ovunque.

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