17Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. 18In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
Confesso che tante volte fatico a comprendere con quale logica i liturgisti propongano alla riflessione brani di vangelo tagliati come nel caso odierno. Solo alla luce dei versetti che precedono questo estratto e quelli che lo seguono, assume senso. Vi si parlava del compito dei credenti di essere luce e sale della terra, della necessità che le nostre opere siano visibili e conosciute perché possa essere data gloria al Padre, per poi concludere con l’ammonimento che se la nostra giustizia non sarà superiore a quella di scribi e farisei, non entreremo nel regno dei cieli. Allora alla luce di questo ci è possibile comprendere il senso del compimento portato da Gesù e l’importanza del non trasgredire uno solo di questi minimi precetti. Ciò che è richiesto al credente in Cristo non è una più puntuale osservanza di norme e leggi contenute nella Scrittura, ma un adempimento, a somiglianza di Gesù, della volontà del Padre che consiste nell’essere aperti allo Spirito che fa nuove tutte le cose e domanda la capacità di amare andando oltre il si è sempre fatto così, obbedendo a una ripetizione meccanica di cose da fare.