Il tuo incedere
solenne,
le penne al vento,
quelle della coda,
e dietro,
come ancelle,
le galline,
dicevano di te
più del tuo nome.
Eri temibile
per noi cuccioli
d’uomo
e facevamo a gara
nel distrarti,
scompaginando
ogni giorno
il tuo cammino,
giocando a sorte
quale strada
fare,
per non incrociarti
sul sentiero,
portandoti
il mangime
che t’era ghiotto
A volte ci riusciva
la scommessa;
tal altra eri tu
che ci puntavi,
ferendoci
nel corpo
con tenzone
Poi venne il dì
dell’ultimo contrasto;
finisti a terra,
il collo torto,
con le galline
a piangerti
per morto.
Or timorose
per la loro sorte
non più difese,
com’ era
da gran tempo,
da quell’azzardo
minaccioso
in firmamento.