Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.
12Quand'ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. 13Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. 14Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
15Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. 16Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. 17Consacrali nella verità. La tua parola è verità. 18Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; 19per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità.
Difficile non essere del mondo pur vivendo nel mondo. Richiede che si assuma in pienezza la responsabilità di essere e vivere da discepoli del Signore, di agire osservando il Vangelo; in una parola fidarsi del Padre sapendo che siamo da lui custoditi e amati. Questo ci è sufficiente per saper affrontare le difficoltà e le opposizioni che provengono dal mondo, inteso come visione, progetto che si oppone a quello evangelico di pace, giustizia, fraternità, condivisione. Gesù in prossimità della sua morte in croce, del martirio inflittogli a causa della sua testimonianza in parole opere di un Dio che ci vuole tutti fratelli e sorelle, chiede al Padre che i suoi amici, i suoi discepoli non siano tolti dal mondo ma da lui custoditi e resi testimoni, come lui, di quell’amore che è venuto a portare sulla terra, che siano continuatori della sua opera e che siano consacrati nella verità. La gioia di ogni discepolo, quindi anche nostra, è la stessa del Signore, se a lui ci affidiamo e con lui camminiamo operando il bene dei fratelli.