06 giu 2020
GUARDATEVI DAGLI SCRIBI
Scritto da Piergiorgio |
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Mc 12,38-44)

38 Diceva loro nel suo insegnamento: "Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39 avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti.

40 Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa".

41 Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. 42 Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. 43 Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: "In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44 Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere".

È fin troppo facile ritenere che gli “scribi” che amano passeggiare in lunghe vesti (con vestiti alla moda), ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe (nelle chiese) e i primi posti nei banchetti (quando si è invitati) siano gli altri… Il rischio di pensare così, e intanto fare proprio a quel modo, è rischio reale e sempre presente anche per ciascuno di noi. A chi non piace apparire, essere omaggiato, trattato con favore? Magari dissimulando una falsa umiltà? Da questo rischio può salvarci solo la consapevolezza che siamo un misto di buono e meno buono e la disponibilità ad accettare che gli altri ci correggano mostrandoci i nostri sbagli. Insomma l’umiltà, questa virtù tano bistrattata, non consiste nel ritenersi dei poveracci, ma nel riconoscere di esserlo quando, magari in maniera poco gentile, altri ce lo fanno notare e, nonostante le loro sferzate, non perdere la serenità, sapendo accoglierle con senso dell’humor, continuando a pensarsi comunque meritevoli di amore. Diventare uomini e donne libere è esercizio faticoso, talvolta, ma da praticare ogni giorno, sapendo che sarà esercizio che ci impegnerà per tuta l’esistenza. perché non potremmo mai sentirci arrivati, Questa tensione verso la piena realizzazione di noi stessi, nella ricerca costante del bello, del vero e del buono è ciò che fa belle le nostre giornate; ciò che ci tiene vivi e che ci impedisce di comportarci alla stregua degli scribi che divoravano le case delle vedove (si comportavamo da ingiusti) e al contempo pregavano a lungo (praticavano una religiosità di facciata) per farsi vedere.

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