18 ott 2018
VAI VIA, SEI NERO
Scritto da Piergiorgio |
Letto 2656 volte | Pubblicato in Il mio blog
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Scrivo a lei, signora, a lei che su quel FlixBus diretto a Roma ha avuto la perfida idea di pretendere che un giovane ragazzo non sedesse accanto a lei con la sola motivazione di essere nero e, a quanto pare, di altra religione.

Insomma lei ha fatto due più due senza nemmeno offrire la sua testolina al dubbio che forse, oltre che nero, il ragazzo potesse essere cristiano, animista, buddista, di altro credo o di nessun credo. Basterebbe questa semplice considerazione per dire della sua pochezza. Pochezza, che immagino, lei presuma essere invece dimostrazione di intelligenza sopraffine. Quanto all’essere nero, davvero riesce a credere che sia un colore meno bello, meno attraente del suo biancore che l’estate maschera con la tintarella? Che fa l’estate? Si vergogna di essere bianca? A quanto raccontano le cronache, al ragazzo a cui spettava sedersi accanto a lei ha intimato di sedersi in fondo. Ecco, se mi fossi trovato su quel pullman e avessi assistito a quanto accadeva, io avrei sena indugi preso le difese del ragazzo. Non inveendo contro di lei, ma andandomi a sedere con il ragazzo in fondo al pullman. Non per dargliela vinta, ma memore dell’invito di quel maestro di vita che ha nome Gesù di Nazareth che disse: chi vuole essere il primo, sia lo schiavo di tutti. Una scelta libera, pertanto, non indotta da paura o risentimento, ma solo dal desiderio di con-dividere con una persona offesa nella sua dignità il dolore arrecatole per il gusto disumano di dominare. Se lei si crede “più” di altri, lasci che le dica in tutta onestà che si è dimostrata una poveretta; meschina direbbero i sardi, e forse si attaglia meglio, come definizione. Dal fondo di quel pullman mi sarei divertito, con il mio occasionale nuovo amico, ad osservare in tutta la sua “grandezza” la sua piccineria. Sì, perché da dietro le cose si vedono in tutt’altro modo e lei questa opportunità, a quanto pare, non l’ha mai avuta. Ci provi qualche volta e vedrà che la sua vista ne guadagnerà in diottrie. È cieco chi guarda solo con gli occhi, afferma un proverbio africano. Io dubito che abbia guardato a quel ragazzo con gli occhi. Di certo non lo ha fatto con il cuore e neanche con il cervello, diversamente avrebbe visto in lui un essere umano. Forse un ragazzo impaurito, desideroso soltanto di sedersi dove gli spettava stare e giungere là dove era diretto. Leggendo sui giornali il fattaccio del quale si è resa protagonista, mi sono vergognato di essere un suo concittadino e ancor più avendo appreso che nessuno dei passeggeri presenti sia intervenuto a difesa del ragazzo senegalese. Non è questa l’Italia che amo; non è questo il paese per il quale fino ad ora ho vissuto e lottato e tuttavia io non mi voglio arrendere a questa deriva xenofoba e razzista che sta montando. Rimango dell’idea che sia ancora maggioritario un sentire diverso dal suo. Quanto a lei, signora sconosciuta, spero che nel fondo del suo cuore possa iniziare a lavorare un piccolo tarlo, capace di non darle tregua, fino a quando proverà vergogna e, rialzandosi dalla sua attuale bassezza, possa vedere un po’ oltre l’angusto orizzonte al quale arriva il suo sguardo, mostrandole quanto sia grande, bello e vario il mondo. Questo mondo che è uno nel quale il Destino, il Caso, la Vita, Dio, quello che crede, ci ha messi perché vivessimo assieme in pace e in armonia.

 

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