23 ago 2013
L’ARROGANZA DEI POTENTI
Scritto da Piergiorgio |
Letto 11357 volte | Pubblicato in Il mio blog
Dimensione carattere Riduci grandezza carattere incrementa grandezza carattere
Valuta questo articolo
(3 voti)

Davvero non c’è alcun limite all’arroganza e alla sfacciataggine di talune persone. Ed è altrettanto vero che per costoro vale l’ affermazione che per i potenti la legge si interpreta e per i poveracci la si applica.

Prendete ad esempio quanto affermato in questi giorni dal segretario del Pdl, nonché vice Presidente del Consiglio Alfano, che sul caso Berlusconi si è espresso dicendo che «Il Pdl non chiede al Pd un gesto e un voto a favore di Berlusconi, ma di non dare un voto contra personam, contro il loro avversario di sempre. Chiediamo – ha aggiunto - che venga trattato come un senatore e non come l'avversario storico». Quasi che il limitarsi a prendere atto, come richiede la legge, di una sentenza passata in giudicato e coerentemente e conseguentemente votare a favore della decadenza di Berlusconi da senatore, come previsto, significasse comportarsi in modo ignobile. Nello stesso tempo, al meeting di Rimini, senza, per quanto mi ha dato sapere, che fosse investito da una sonora pernacchia da parte dei presenti, riguardo agli stranieri presenti nelle carceri italiane, si è sentito in dovere di proporre di far pagare vitto e alloggio dei detenuti agli stati di provenienza dal momento che hanno leso il patto con lo Stato italiano. Dimentica o finge di ignorare, il ministro, che gran parte degli immigrati carcerati lo sono per un semplice reato amministrativo, trasformato in uno più grave (l’essere cioè illegalmente presenti sul territori nazionale) e non per aver commesso reati della gravità di cui è stato riconosciuto colpevole il suo difeso a oltranza Berlusconi. Bisognerebbe poi aggiungere che oltre ad essere irrealistica, tale proposta, non tiene volutamente conto del fatto che provengono da paesi poveri o in guerra, dai quali non scapperebbero se vi potessero vivere una vita dignitosa e normale, che anche volendo non potrebbero mai permettersi di pagare quanto richiesto. È solo una boutade di cattivo gusto, per non dire peggio, che mostra quanto manchi di quid, per usare l’espressione usta dal suo mentore in altre circostanze. Inoltre, statistiche alla mano, indagini sociologiche e studi di settore sono lì a dimostrare che gli immigrati regolari non delinquono più degli italiani, per cui abbiamo anche la responsabilità di cacciare in situazioni che spingono all’illegalità quanti sono impediti, da una legge che si è dimostrata ingiusta, dannosa e inutile, la Bossi Fini, pur volendolo, a regolarizzarsi. Nel frattempo anche altri esponenti politici e di governo, Cancellieri e Mauro, stando alle notizie di stampa odierne, si mostrano possibilisti verso un atto di clemenza nei confronti di Berlusconi, e questo, per ragioni di opportunità politica e pacificazione sociale. Ecco appunto, per ragioni di opportunità politica; vale a dire per una questione di convenienza, di interesse, ma interesse di chi? Non certo della maggioranza della gente che aspirerebbe a una società più giusta, nella quale la legalità sia considerata un valore che impegna tutti, a iniziare da chi sta in alto, ha più mezzi e più potere. Al contrario in nome della governabilità, che pure è un valore, ma decisamente inferiore a quello della giustizia e della legalità, ci si rende disponibili a subire i ricatti di chi ha a cuore soltanto i propri personali interessi. Mi viene alla mente l’episodio narrato nel Vangelo di Giovanni, al capitolo 9, nel quale si narra la guarigione del cieco nato e di come i Farisei, non volendo ammettere che Gesù venisse da Dio, in quanto non rispettava il sabato, interroghino ripetutamente il cieco allo scopo di negare anche l’evidenza. Il cieco, dopo l’ennesimo interrogatorio su chi e come gli aveva aperto gli occhi, rispose: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato. Perché volete sentirlo ancora? Per caso, volete diventare suoi discepoli?» Quegli uomini che si reputavano pii e giusti più di tutti gli altri, a quel punto sbottarono: «Tu sei tutto quanto nel peccato fin dalla nascita e vuoi insegnare a noi?» E lo buttarono fuori, conclude, l’Evangelista. Incontrato nuovamente Gesù, il cieco, buttandosi ai sui piedi gli espresse la propria fede e Gesù allora disse: «Io sono venuto per mettere il mondo di fronte a un giudizio; così quelli che non vedono vedranno, e quelli che vedono diventeranno ciechi. I Farisei, udendolo, domandarono: «Per caso, siamo ciechi anche noi?» Gesù rispose: Se foste ciechi, non avreste colpa; invece dite: “Noi vediamo”. Così il vostro peccato rimane. Per l’appunto.

Vai Su