Ultima modifica Giovedì 28 Aprile 2011 17:34
28 apr 2011
TESTAMENTO IDEOLOGICO
Scritto da Piergiorgio |
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Il governo Berlusconi e la maggioranza che lo sostiene, hanno riscoperto improvvisamente il tema del fine vita, come argomento e questione da affrontare con urgenza, quasi non ne esistessero altri in questo momento. La cosa puzza enormemente ed è difficile sottrarsi all’idea che tutto sia strumentale al conseguimento di qualche beneficio di carattere elettorale, visto che ci stiamo avvicinando alle amministrative di maggio.
Così un tema estremamente delicato finirà inevitabilmente per diventare oggetto di contrapposizione ideologica, benché tutti sostengano che le ideologie siano morte. Difficile, per non dire impossibile, poter assistere in TV a dibattiti pacati, sereni e argomentati sul tema del testamento biologico. Ormai, come per ogni altro dibattito, quello a cui potremo assistere saranno beghe da pollaio nella migliore delle ipotesi; contrapposizioni da stadio, nelle quali la faziosità sarà il filo conduttore. Per parte mia, non avendo, come altri, certezze assolute al riguardo (meglio però nessuna legge che una pessima legge) sono fortemente preoccupato che legiferare in materia sia questo parlamento e questa maggioranza. Che a decidere su questioni così dirimenti siano personaggi del calibro di…( e qui lascio alla fantasia del lettore mettere nomi e cognomi) mi crea non pochi problemi. Certamente, se fossi un malato terminale, non vorrei avere al mio capezzale talune persone che sentenziano con assoluta certezza su ogni questione e che ritengono, parafrasando il professor Antonio Autiero, che il Dio cristiano sia un arrogante padrone che spadroneggia sulla vita e sul diritto di disporne. Ritengo che alla morte e al morire si debba riservare una dignità che troppo spesso nella cultura attuale non viene riservata, perché si preferisce di gran lunga esorcizzare questo momento drammatico della nostra vita. Proprio perché amo la vita e la reputo un dono grande, sono del parere, come afferma ancora il proffessor Autiero che “il discorso dall'indisponibilità” si debba spostare “su cosa ne facciamo della vita donata e in che modo coltiviamo questo bene vivendo dignitosamente questa vita, sulla cura della dignità e della preziosità del dono che ci è stato affidato”. Non mi pare, e di esempi se ne potrebbero fare molti - mi limito a segnalarne soltanto due: il trattamento riservato ai profughi e agli immigrati giunti recentemente sulle nostre coste e come si sta affrontando la crisi libica - che in queste circostanze si sia operato a difesa della vita, della sua preziosità, della sua dignità.
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