Ultima modifica Mercoledì 20 Aprile 2011 18:57
21 ott 2009
QUANDO UN BAMBINO MUORE
Scritto da Piergiorgio |
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È morto e non doveva accadere. Elvis è morto, addormentato dalle esalazioni di un braciere usato per riscaldarsi. Con lui è morto anche il suo sogno di bambino: fare da grande l’ingegnere. E chi può dire, cosa avrebbe potuto realizzare da grande? Una cosa è certa: quando un bambino muore, un pezzo di futuro è tolto all’umanità. Quindi a noi tutti.


 E allora oggi siamo più poveri, perché ci manca Elvis e il suo sorriso; e siamo anche più colpevoli dell’altro ieri, perché abbiamo permesso che accadesse. Povera ma dignitosa è stata definita la mamma di Elvis. E certo, tante volte, la povertà più vera, è quella che resta nascosta ai nostri occhi. Magari è la povertà del nostro vicino di pianerottolo, quello che incontriamo ogni giorno, quello che ci saluta, quello che in qualche modo fa parte del nostro quotidiano e che noi non sappiamo comprendere. Allora è decisivo saper aprire gli occhi, farci più attenti, a cominciare proprio dalle persone che ci sono più prossime, senza per questo dimenticare tutte le altre. In ogni città, in ogni quartiere, in ogni via, esistono persone che faticano a vivere. È necessario avere un cuore grande, uno sguardo acuto e tanta voglia d’impegnarsi. Da soli possiamo probabilmente molto poco; assieme agli altri, possiamo cambiare il mondo. Bisogna crederci; bisogna spendersi; bisogna agire, lasciandosi guidare dal desiderio di offrire la possibilità, a tutti gli Elvis del mondo, di poter vivere una vita dignitosa e di poter realizzare i sogni che si portano nel cuore. Soltanto questo ci farà umani fino in fondo.

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