Mt 19,13-15
13Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono.
14Gesù però disse: "Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli". 15E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là.
Quante volte con il nostro atteggiamento, con le nostre parole, i nostri pregiudizi siamo anche noi, come i discepoli, di impedimento perché i piccoli, le persone che contano meno nella società si possano avvicinare al Signore. Credo che ingiustizia più grande non si possa fare: impedire a chi cerca vita di potersi abbeverare alla fonte, quella vera, che disseta e sazia. Lo impediamo ogni volta che ci arroghiamo il diritto di dire chi può o non può dirsi cristiano in base alla sua situazione morale o esistenziale e anziché avere verso costoro uno sguardo di benevolenza e di misericordia ci facciamo giudici escludendoli dal rapporto con noi, con la comunità. Il signore ci ricorda che il regno appartiene a chi è come loro: bisognosi. Sì, solo chi si riconosce povero e nel bisogno può comprendere l’amore gratuito di Dio. Chi si crede grande, perfetto, arrivato non può comprenderlo. A noi non rimane che benedire, dire bene di chi è piegato e piagato dalla vita e semmai imporre loro le mani in segno di vicinanza e accettazione.