02 giu 2020
SAPPIAMO CHE SEI VERITIERO
Scritto da Piergiorgio |
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Mc 12,13-17)

13 Mandarono da lui alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. 14 Vennero e gli dissero: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità.

È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?". 15 Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: "Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo". 16 Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: "Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?". Gli risposero: "Di Cesare". 17 Gesù disse loro: "Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio". E rimasero ammirati di lui.

L’untuosità ipocrita dei capi non esita a usare l’apparenza della incensamento nel rivolgersi a Gesù dopo che aveva loro narrato la parabola dei vignaioli omicidi nei quali si erano riconosciuti. E allora eccoli nuovamente alla carica fingendo ammirazione per quello scomodo Maestro, cercando di tendergli un tranello che lo squalifichi agli occhi della gente. Prima di sottoporgli il quesito circa la liceità del tributo a Cesare, fingono di stimarlo dicendogli: sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno… Quante volte ci capita di sentire anche sulle nostre piazze virtuali simili espressioni nei confronti di persone che per amore del vangelo non esitano ad affrontare argomenti divisivi sollecitando a scelte responsabili gli uditori. Prima gli si blandisce e poi li ai attacca cercando di denigrarli in un modo o nell’altro. Non potendo attaccare tarli persone sul piano personale perché si è costretti a riconoscere la loro coerenza e il loro impegno altruistico, si cerca per vie traverse di diffamarle. Gesù si sottrae al gioco perverso di chi vorrebbe si dichiarasse pro o contro il pagamento del tributo all’imperatore, stimolando chi lo interroga a un esame di coscienza riguardante la loro complicità con l’oppressore e invitandoli a saper distinguere tra ciò che appartiene in esclusiva a Dio, l’uomo, la sua dignità e la sua libertà, da ciò che appartiene alle convenzioni umane sempre modificabili e contingenti.

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