28 mar 2020
SULLA DIGNITÀ DEL MORIRE
Scritto da Piergiorgio |
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Faccio mia e condivido la lettera /appello di un gruppo di persone (cattolici, evangelici e laici) che pongono un problema di assoluto rilievo che merita tutta la nostra attenzione ed eventualmente condivisione. Comunque dibattito.

LETTERA APERTA SULLA DIGNITÀ DEL MORIRE AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

27 marzo 2020

Alle cittadine e ai cittadini, con particolare attenzione alle autorità competenti

La morte è entrata nelle nostre case. Ogni giorno riceviamo con sgomento le cifre dei decessi a causa del virus. E' diventato un bollettino di guerra guardare il telefono, leggere ascoltare le notizie di cronaca. Cifre sproporzionate.

Dietro l’anonimato dei numeri ci sono volti, nomi, storie, persone che hanno intersecato le nostre vite: i nostri genitori, parenti, amici, colleghi, conoscenti. Molti di loro hanno vissuto la tragedia di morire da soli, senza l’affetto dei loro cari.

Potrebbe accadere anche a noi. Il virus colpisce in modo indistinta. Potrebbe succedere anche a noi di ritrovarci in ospedale, da soli, senza la presenza di un familiare. Si pensa con spavento con spavento alla propria morte, ma ora appare ancora più terribile l'idea di dover affrontare nella

solitudine, senza la possibilità di congedarsi dai propri cari.

Sappiamo che, da sempre, il reparto di terapia intensiva è luogo interdetto ai visitatori;  e che nei

momenti di epidemia, le cautele si fanno ancora più stringenti.

Tuttavia, nel dibattito democratico che non dovrebbe venir meno anche in questi momenti di emergenza, vorremmo richiamare l'attenzione sul venir meno del carattere umanizzante del morire, senza i quale si lascia la persona morente nella solitudine affettiva.

Chi muore da solo non ha la possibilità di far udire la propria voce, le sue ultime volontà. Al massimo le può consegnare al personale medico.

Un metro d misura dell'umanità di una società civile è dato dal tutelare i più deboli, dando voce

a quanti non hanno voce.

Riteniamo che anche questo rivesta il carattere di emergenza che muove le decisioni di questi

Giorni.

Chiediamo, dunque, che ci si interroghi seriamente su questo aspetto e che si provi a formulare

un protocollo che tenga assieme le ragioni della salute con quelle degli affetti.

E’ veramente improponibile pensare che una persona cara, nell’assoluto rispetto delle norme sanitarie, possa essere presente per accompagnare un proprio congiunto nei delicato momento

del passaggio dalla vita alla morte?

Si può, con fatica, accettare la solitudine della tumulazione: una volta passata l’emergenza, ci

potranno essere gesti pubblici per elaborare il lutto. Ma per chi muore, non si possono differire i

tempi: c’è un unico momento.

Nessuno merita di morire da solo, nemmeno in una situazione come l'attuale, sotto il ricatto del

sacrificio per il bene dei propri cari.

Come il personale sanitario, con le dovute cautele, può avvicinarsi al morente, così, a nostro

giudizio, è necessario pensare di prevedere la presenza di un congiunto.

Ci appelliamo, dunque, all'intelligenza vigile  e creativa di quanti hanno a cuore di promuovere

la dignità del vivere e del morire di tutte e tutti.

Nell'emergenza, insieme all'eccellenza sanitaria e al governo politico della situazione, facciamo

Emergere anche una chiara attenzione al profilo umano di quanti sono vittime dell’epidemia.

 Lidia Maggi; Paolo Squizzato; Andrea Grillo; Fabio Corazzina; Cristina Arcidiacono;Massimo Aprile; Paolo Curtaz; Carlo Molari;Gianni Marmorini; Silvia Giacomoni; Marco Campedelli; Angelo Reginato.

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