05 ago 2017
PIÒCI REFATI
Scritto da Piergiorgio |
Letto 8151 volte | Pubblicato in Il mio blog
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Fosse il caldo piuttosto marcato di questi giorni a far blaterare di respingimenti, taxi del mare, blocchi navali, dinanzi alla tragedie che si consumano in quel braccio di mare che ha nome Mediterraneo,

in parte sarebbero scusati quanti dalle finestre delle loro comode case, dagli scranni del potere sui quali siedono, dai palchi dai quali incitano schiere plaudenti con narrazioni false e interessate a volgere lo sguardo altrove, disinteressandosi di coloro che sono costretti a fuggire da situazioni di povertà e di morte. Osservandoli con occhio il meno prevenuto possibile non posso fare a meno di considerarli dei piòci refati (villani rifatti, arricchiti). Sì, perché a scorrere le loro biografie ti accorgi che sono dei signori nessuno che hanno avuto in sorte di accedere a una qualche notorietà, non pare per meriti particolari, quanto piuttosto per mancanza di avversari politici di maggior spessore, di più grande levatura e capacità di visione alta rispetto ai molteplici problemi che il flusso continuo di migranti (fenomeno destinato a non arrestarsi) indubbiamente pone. In simili frangenti avremmo bisogno di una politica capace di parlare alla gente con linguaggio di verità e al contempo con proposte che, seppur onerose nell’immediato, siano preparatorie di futuro umano, sviluppo economico e sociale per tutti: nativi e nuovi arrivati. Si preferisce, per meri calcoli elettorali, sollecitare risposte di pancia tra la gente, gridare al pericolo, all’invasione, prospettando scenari apocalittici. Viviamo tempi difficili, non per i problemi sul tappetto, che certamente sono molti e complessi, quanto piuttosto perché anziché impegnarsi a risolverli affrontandoli alla radice, si preferisce sorvolare sulle cause e le responsabilità che li inducono, scaricando le colpe sulle vittime e criminalizzando quanti intervengono per motivi umanitari in loro aiuto. È tempo di resistenza e disobbedienza a grida, leggi e decreti liberticidi. La storia non darà ragione a quanti oggi vorrebbero buttare a mare o confinare in campi di concentramento lontani dai nostri confini coloro che chiedono solamente di poter non morire di stenti, di maltrattamenti, persecuzioni, uccisioni, ma dalla parte di quanti, sfidando l’apparente sentire comune più in  voga, si spenderanno per soccorrerli, sovvenirgli, accoglierli. Quanti sostengono che si dovrebbero aiutare a casa loro (cosa giusta, auspicabile se solo fosse possibile farlo nell’immediato) prima di parlare dovrebbero passare qualche mese là da dove questi fuggono, provare sulla loro pelle che significano i viaggi che intraprendono e poi, a esperienza vissuta forse, la certezza in questo campo non c’è, forse capirebbero, a meno che non conservassero la mentalità che li ha portati accidentalmente un po’ in alto: quella attuale, di piòci refati.

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