01 giu 2017
ARTICOLO 11
Scritto da Piergiorgio |
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Come ogni altro sogno di bellezza nel corso del tempo ha perduto un po’ del suo smalto l’articolo 11 della nostra Costituzione. Quando è uscito dalle menti dei Padri costituenti aveva tutte le premesse e le promesse che sempre accompagnano un nuovo inizio.

Non a caso nasceva dopo l’esperienza disastrosa di una dittatura e di una guerra mondiale che aveva inciso nella carne di migliaia di persone fin dove può arrivare la follia umana. Redigendolo i costituenti sapevano bene che l’impegno al quale richiamavano la giovane Repubblica e il popolo italiano era un impegno forte, un’ideale alto che andava riempito di contenuti, che non sarebbe bastata quella dichiarazione scritta, sia pure nella legge fondamentale dello stato, per assicurare l’obbligo di operare, per l’avvenire, secondo logiche diverse da quelle del passato. Purtroppo quell’ “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa della libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” ha perduto lo slancio iniziale di rifiuto, di respingimento che il termine racchiude. Lo stanno a dimostrare tante cose, ad iniziare dal fatto che il nostro Paese è all’ottavo posto nel mercato delle esportazioni di armi. Lo rileva il rapporto Milex del 2017. Ma anche la partecipazione del nostro Paese, nei vari teatri nel mondo, ad operazioni che si vorrebbero di pace, ma che in realtà hanno a che vedere con strategie sovranazionali di geopolitica e di dominio. Il sogno racchiuso in quel rifiuto categorico sancito nella Costituzione di ricorrere alla guerra come strumento per sanare gli inevitabili conflitti che sempre ci saranno, e di conseguenza la necessità di armarsi sempre più e in modo sempre più costoso e sofisticato, non lo si è voluto sognare fino in fondo, preferendogli una visione “più realistica” direbbero i sostenitori del purtroppo intramontabile, a quanto pare, “si vis pacem para bellum”. Eppure la guerra è una follia, impensabile da bandire dall’orizzonte umano fino a quando, coraggiosamente e in modo profetico, un qualche popolo, una qualche nazione non troverà il coraggio di esporsi facendo proprio in modo coerente e conseguente quanto scritto nella nostra Costituzione. L’impegno per la costruzione della Pace tra i popoli passa anche attraverso le scelte di ciascuno di noi; magari piccole e apparentemente insignificanti, come esporre, in occasione della festa della Repubblica, il 2 giugno, la bandiera della pace, a testimoniare un modo diverso di festeggiarne l’anniversario: non già attraverso parate militari, ma ribadendo che il sogno dei Padri costituenti vuole essere, oggi, anche il nostro.

 

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