29 ago 2015
UCCISI UNA SECONDA VOLTA
Scritto da Piergiorgio |
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La reiterata, inarrestabile, drammatica sequenza di morte che la cronaca sforna quotidianamente toglie ogni capacità di riassorbire, metabolizzare lo sdegno e il dolore per la morte assurda, colpevole di tante vite umane: donne, uomini, bambini che hanno la sola colpa di voler vivere.

Provare a vivere, fuggendo dall’orrore, dalla fame, dalla povertà e dalla persecuzione. E i carnefici lucrano sulla loro morte, sulle loro speranze con il tacito assenso di quanti, a ogni livello, girano lo sguardo altrove, si rimpallano responsabilità e attendono che a muoversi siano altri. Una tragedia immane come quella che sta avvenendo imporrebbe un sussulto di coscienza da parte di tutti: istituzioni nazionali, europee e internazionali e singole persone. Ma è ancora poco, del tutto insufficiente quanto viene fatto e inoltre troppi Pilato se ne stanno lavando le mani. Altri, ai quali martella nel petto un lastrone, erigono sena batter ciglio muri di divisione; reticoli spinati, chiudende di odio e rancore. È sconfortante, di questi giorni, leggere i commenti rabbiosi, pieni di livore di semplici cittadini a commento di articoli di giornale che parlano di profughi e di migranti. Sono commenti al curaro, stupidi e velenosi che paiono giungere da un passato che si credeva sepolto. Forse è proprio così. Un passato che da noi, ma non solo, non è mai stato curato, compreso e superato. Un passato che ha prodotto le infamie che tutti (tutti?) ben conosciamo. Forse i nostri padri avevano qualche maggiore scusante per il loro non sapere. Oggi che viviamo in un sistema democratico, pure non perfetto e migliorabile, nel quale è possibile informarsi e conoscere, nessuno può dichiararsi innocente e affermare che non sa. E allora da dove arriva tanta cattiveria gratuita, tanto odio, tanto disprezzo per questi morti affogati dentro il mare, in camion trasformati in camere a gas, per i tanti sopravvissuti che premono alle nostre frontiere e invocano con occhi pieni di pianto e paura che si considerino, come noi, delle persone? Come è vero, come dice il vangelo di domani, che “tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo”. «Ed ecco l’indicazione di Gesù: quello che determina il rapporto con Dio non è qualcosa di esterno all’uomo, e neanche riguarda il culto, ma sono tutti i cattivi atteggiamenti che fanno male agli altri. […]Ci sono dodici atteggiamenti, nessuno di questi riguarda Dio e, quando si faceva un elenco per far ricordare a memoria, il primo e l’ultimo erano i più importanti, perché erano quelli che rimanevano meglio in memoria. Il primo è “prostituzioni”, l’ultimo “la stoltezza”, la stupidità. Stupido nei vangeli è chi vive soltanto per sé. Chi pensa soltanto al proprio interesse e non si accorge dei bisogni, delle necessità degli altri». (A. Maggi, commento al Vangelo). Magari non pochi di quanti inveiscono con tanto livore, usando parole blasfeme nei confronti di questi nostri fratelli, si dicono pure credenti e amano esibire la loro religiosità, professandosi come i difensori delle tradizioni cristiane. Non si accorgono, perché accecati dall’odio, non sanno vedere, che con le loro assurde, inqualificabili parole, uccidono i morti e gli scampati una seconda volta.

 

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