17 ago 2015
VESCOVI E PIAZZISTI
Scritto da Piergiorgio |
Letto 4028 volte | Pubblicato in Il mio blog
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Si sono sentiti punti sul vivo, ed evidentemente si sono  identificati in quel “piazzisti che dicono fanfaronate da osteria, chiacchiere da bar…”, se hanno reagito con tanta veemenza, i vari Salvini e company, alle parole di monsignor Galantino.

In buon dialetto trentino si potrebbe dire che la gh’è nada su per el nas. E allora ecco le accuse di sempre: è un vescovo comunista. E poi ancora, a rincarare la dose, l’accusa di voler difendere un fantomatico business miliardario, quale motivazione che muoverebbe quanti, come il vescovo Galatino, cercano semplicemente di opporsi ai vari populismi che ovunque divampano attorno alla questione migranti e rifugiati. Ancora, e anche qui nulla di nuovo, il governatore Zaia che invita i vescovi a fare i vescovi, vale a dire, se interpreto correttamente, che si limitino a dire orazioni, possibilmente innocue, celebrare funzioni, interessandosi di cose del cielo, che per quelle qui in terra bastano loro. Forse in tanti l’hanno dimenticato ma, mutatis mutandi, è quanto dicevano anche di monsignor Romero, da poco elevato agli onori degli altari. La storia si ripete ovunque. Evidentemente non basta leggere lo stesso testo del Vangelo per comprenderlo e dirsi cristiani; meglio cattolici, con l’aggiunta di “peccatori”, cosa che non guasta mai, tanto che importa? E come è avvenuto per altri in altri momenti, non potendo (o non volendo per convenienza, perché sarebbe controproducente) ecco che si affrettano ad aggiungere – a quanti obiettano che papa Francesco è sulla stessa lunghezza d’onda del monsignore – che il “Papa è a un livello troppo alto” per poterlo giudicare, ma che i vescovi che vogliono fare politica (e ritorna insistentemente la medesima accusa) devono attendersi la risposta che meritano. La cosa peggiore è che lo stesso elettorato leghista, sempre pronto ad applaudire il capo di turno, mostra poi (come quello di altre parti politiche, peraltro), di avere la memoria assai corta. Hanno già dimenticato, ad esempio, che una delle sanatorie più ampie è stata fatta quando governavano loro, agli inizi degli anni 2000. Allora gli invasori erano quelli dell’Est e la sanatoria fu fatta per regolarizzare migliaia di così dette “badanti”. Evidentemente ne avevano in casa anche loro. Però anche in quella circostanza i toni verso gli immigrati non erano diversi. Introdussero l’obbligo delle impronte digitali. Per ribattere a quanti li accusavano di misure razziste, rispondevano che tale obbligo sarebbe stato esteso poi anche a tutti i cittadini italiani, quale misura di prevenzione e sicurezza. Vi risulta che sia avvenuto? Il fatto è che, come osserva acutamente Lucio Caracciolo su Limes, «I flussi migratori non si fermano. Al massimo si deviano. A meno di non ricorrere alla forza, per esempio costruendo il Muro di Berlino. Fortificando la frontiera fra Stati Uniti e Messico con tecnologie d’ultima generazione. Salvo scoprire che prima o poi anche i muri crollano e i confini impenetrabili si svelano porosi». Una politica seria, realistica, e questa riguarda l’Europa intera, è quella che sa guardare con occhi veritieri quanto sta avvenendo, prende le misure necessarie per gestire e governare al meglio in fenomeno, rifuggendo dai proclami buoni solo per esasperare gli animi e incapaci di offrire soluzioni perché, come scrive ancora Caracciolo, «si possono promuovere azioni utili ad alleviare la pressione migratoria. E soprattutto a proteggere la vita di chi fugge dalle guerre». A questo riguardo suggerisce, come hanno fatto tanti altri, di organizzare dei centri umanamente decenti in stati, quali ad esempio la Tunisia, l’Egitto ecc., nei quali accogliere migliaia di rifugiati per poi, ordinatamente permettere loro di venire in Europa, non più con viaggi maledetti. I costi e le quote di migranti da far giungere da noi, osserva ancora Caracciolo, vanno suddivisi tra tutti gli stati membri, ma avverte: «Alla fine, non potremo però sfuggire al dovere di accogliere. Se esistono ancora dei valori europei, se l’Unione Europea non è solo una parola vuota o il nome contemporaneo dell’ignavia, e se questa Europa vuole avere un posto nel mondo, noi i profughi li ospiteremo. E li tratteremo come si deve a chi soffre anche per causa delle nostre incursioni armate in terre che non ci appartengono più, ma verso le quali esibiamo talvolta patetici riflessi neocoloniali, ribattezzati “guerra al terrorismo”. Un continente di mezzo miliardo di anime può attrezzarsi per riceverne nel tempo un milione e anche più, distribuendo concordemente lo sforzo sulle spalle di ciascun paese in proporzione alle sue risorse. L’alternativa è essere inghiottititi dalla marea che si vuole respingere.

(http://www.limesonline.com/rubrica/il-dovere-di-accogliere-i-migranti)

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