03 set 2014
LA GRANDE ILLUSIONE
Scritto da Piergiorgio |
Letto 3743 volte | Pubblicato in Il mio blog
Dimensione carattere Riduci grandezza carattere incrementa grandezza carattere
Valuta questo articolo
(1 Vota)

«Sono molti i ragazzi che pensano che la guerra sia gloria, è solo inferno. Dovete passare questo ammonimento alle generazioni future. Penso alla guerra con orrore». Potrebbero sembrare parole di un convinto pacifista

e invece appartengono al genarle americano William Tecumseh che combatté nella guerra di secessione americana. Dette da un uomo d’armi, dovrebbero essere più convincenti che mai. Al contrario anche ai nostri giorni c’è chi immagina che la guerra sia gloria, lo stanno a dimostrare quanti – è notizia di questi giorni – si sono arruolati volontari nella guerra in atto in Ucraina, sia su un fronte che sull’altro, provenienti da paesi europei, compresa l’Italia. A me pare ci sia una sottovalutazione da parte dell’opinione pubblica del momento che stiamo attraversando e del pericolo concreto che il conflitto, per ora circoscritto, si allarghi finendo con il travolgerci tutti. Se c’è un pericolo derivante dall’estremismo islamico, e dallo scacchiere mediorientale in subbuglio, non dovrebbe preoccuparci meno quanto sta accadendo alle porte di casa e alla piega che stanno assumendo gli sviluppi nella guerra in Ucraina. Sarebbe troppo facile, di comodo e per nulla imparziale, attribuire tuta la responsabilità di quanto sta accadendo alla Russia e a Putin. In tutta questa storia puzza di marcio anche quanto ha fatto o non fatto L’Europa, il nostro Paese e a quanto sta decidendo in questi giorni la Nato. Dio non voglia che a forza di scherzare con il fuoco, da una parte e dall’altra, finisca con il divampare un incendio incontrollabile. Anche alla vigilia della I° guerra mondiale, quasi tutti si dichiaravano convinti che si sarebbe risolto tutto in pochi mesi, che era giusto dirimere una serie di questione aperte tramite una guerra e ciascuno la pubblicizzava come una guerra in difesa di veri o presunti diritti messi in discussione. In Italia, prima dell’entrata in guerra, la maggioranza dei parlamentari era per la neutralità e la maggioranza schiacciante della popolazione era contraria alla guerra. Nel giro di pochi mesi le élite al potere riuscirono a ribaltare in modo truffaldino i rapporti di forza facendo passare come inevitabile e necessaria l’entrata in guerra e molti si accodarono, ritenendo glorioso morire per la patria. Qualsiasi governo ha bisogno del sostegno dell’opinione pubblica per fare una guerra e è risaputo che ogni governo dispone dei mezzi necessari per manipolarla a suo piacere. Certo oggi non siamo più nel 1914; abbiamo maggiori possibilità di informarci e valutare, ma siamo al contempo anche altrettanto facili da manipolare attraverso discorsi certamente diversi, magari meno retorici, ma ugualmente menzioneri. Ritenere che oggi una guerra su larga scala non sia possibile solo perché viviamo in una democrazia, perché abbiamo strutture sovranazionali o perché sarebbe una catastrofe per tutti, ritengo sia una grande illusione. Perché una guerra non divampi, c’è solo un modo; avere il coraggio di tornare alla diplomazia; al dialogo tra le parti, alla ricerca di una soluzione che non sia punitiva per nessuno. Da un conflitto se ne esce soltanto avendo il coraggio di ammettere anche i propri torti e riconoscere le ragioni dell’avversario. È un percorso certamente arduo e difficile, ma perseguire la via dello scontro ci garantirebbe soltanto, per usare le parole di William Tecumseh, l’inferno.

Vai Su